Paola Fucilieri
«La svolta nelle indagini sullo stupro di Pero può arrivare da un momento allaltro, non possiamo escludere nulla. Abbiamo meno elementi su cui lavorare rispetto ai fatti di via Ripamonti, non posso negarlo e anche per questo ci limitiamo a lavorare evitando dichiarazioni inutili: cè già tanta gente che parla, no? Quando arriverà il nostro momento, e credo sia solo questione di tempo e impegno, parleremo anche noi».
Paolo Scarpis preferisce il basso profilo mediatico e dargli torto è impossibile. Tuttavia la conoscenza che il questore ha di Milano - la sua città da sempre - gli permette ampiamente di sbilanciarsi in affermazioni solo allapparenza sibilline. «Siamo tutti veramente impegnati in questa indagine - dice - E quando affermo tutti intendo anche gli stessi rom. A Milano non ci sono solo rom cattivi, ma anche buoni. I vecchi nomadi. Coloro che hanno a cuore quella tranquillità conquistata con anni di vita civile e pacifica in questa città».
Non ci vuole molto a capire che il blitz di ieri mattina allo stanziamento di via Capo Rizzuto, oltre a mirare a stanare i tre stranieri dellEst autori dello stupro avvenuto nella notte tra venerdì e sabato nelle campagne di Pero, ha voluto essere anche qualcosa che va oltre i fatti materiali, le perquisizioni, i controlli e tutta la confusione che una simile azione di polizia porta con sé. Già per i fatti di via Ripamonti - quando una giovane e il suo fidanzato, appartatisi in auto in campagna, erano stati assaliti e lei violentata da un branco di romeni - la «collaborazione» dei nomadi era stata molto utile per le indagini. Anche grazie a loro, infatti, era stato catturato il «capo» del branco, appartenente al campo di via Triboniano.
Stavolta, quelli che il questore definisce i «rom storici» di Milano, potrebbero essere ancora più importanti per la riuscita delle indagini.
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