Pollari ci salvò dal terrorismo, il pm: «Condannatelo»

MilanoDice Armando Spataro, procuratore aggiunto di Milano, nella sua requisitoria: all’interno del Sismi, il servizio segreto militare italiano che ora si chiama Aise, agiva «una struttura criminale la cui regia era del generale Pollari». Fu questa struttura a offrire alla Cia collaborazione e copertura per sequestrate nel febbraio 2003 Abu Omar, imam della moschea milanese di via Quaranta, estremista legato al mondo della jihad. E per questo Nicolò Pollari, dal 2001 al 2006 direttore del Sismi, va condannato per sequestro di persona: tredici anni di carcere. Una legnata. La stessa pena viene chiesta per Jeff Castelli, numero uno della Cia in Italia all’epoca del rapimento.
Nell’aula del tribunale di Milano va in scena ieri il penultimo atto dell’inchiesta che ha portato la Procura milanese a scavare nel mondo oscuro e delicato dell’intelligence, mettendosi in rotta di collisione con il governo che - sia sotto Prodi che sotto Berlusconi - aveva ritenuto tutta la vicenda del rapimento Abu Omar coperta dal segreto di Stato. Chi rapì davvero l’imam terrorista? E quale sostegno offrirono davvero i nostri servizi segreti? Sembrava che la sentenza della Corte costituzionale che nell’aprile scorso aveva - in nome del superiore interesse alla sicurezza nazionale - confermato il segreto di Stato fosse destinata a costituire un ostacolo insormontabile alla condanna dei nostri 007. Invece ieri Armando Spataro non ha esitazioni.
Accusa il nostro servizio segreto di essersi reso complice della «barbara pratica» delle rendition, la strategia di sequestri pianificata dalla Cia dopo l’attacco alle Torri gemelle, «metodi barbari e brutali introdotti a causa di un impazzimento collettivo». Sostiene che le prove contro Pollari e contro il suo numero due, Marco Mancini, capo del controspionaggio, sono utilizzabili anche dopo la sentenza della Corte costituzionale: «La Corte non può avere stabilito che il segreto di Stato faccia da copertura per un crimine». Tredici anni la richiesta contro Pollari, dieci per Mancini: «Una severa condanna per chi ha fatto così grave scempio dei propri doveri di fedeltà alla democrazia».
E insieme agli 007 italiani il pm chiede al giudice Oscar Magi di condannare i loro colleghi americani, uomini e donne della Cia che organizzarono e eseguirono il rapimento. In testa al gruppo, insieme a Jeff Castelli, il capocentro milanese dell’intelligence americana, Bob Lady, che in un’intervista al Giornale aveva detto: «Certo che fu un’operazione illegale. Ma questo è il nostro mestiere. Eravamo in guerra contro il terrorismo». Ieri per tutti Spataro chiede una condanna esemplare: «Il tribunale ha la possibilità di trasformare questo gravissimo strappo al diritto nell’esempio più alto di come la comprensione dei popoli sia possibile».
Proprio questo è l’aspetto più delicato della lunga requisitoria: quello in cui Spataro lascia da parte la ricostruzione delle intercettazioni, dei pedinamenti, dei verbali, e affronta il nodo delle politiche investigative contro il terrorismo, di quell’«impazzimento collettivo» di cui l’America - e non solo l’America - sarebbe stata preda dopo l’11 settembre. «Le democrazie si fondano su un principio irrinunciabile anche nei momenti di emergenza.

Per sconfiggere il terrorismo abbiamo bisogno della collaborazione delle comunità islamiche, nei loro paesi di origine e in Occidente, e non possiamo ottenerlo se non dimostriamo che le nostre leggi e le nostre garanzie valgono davvero per tutti».

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