Pollini sublime e tormentato

da Roma

Col passare degli anni Maurizio Pollini non ha ancora perso quel suo innocente vizio di infilarsi nelle pieghe più oscure e tormentate, ancor meglio se sperimentali, del repertorio pianistico che, di conseguenza, sono anche le meno frequentate, per esplorarle e poi mostrarle ai suoi ossequiosi ascoltatori che non hanno mai opposto resistenza alcuna anche quando il maestro li ha costretti a veri e propri esercizi spirituali, imponendo loro, quale prezzo per i suoi concerti, il sempre amato repertorio contemporaneo: Boulez, Nono, Stockhausen, Sciarrino per intenderci. Questo medesimo vizio Pollini non riesce a togliersi anche per il repertorio del passato, per il quale non è attratto dalla letteratura che fa concessioni alla piacevolezza, alla semplicità, diremmo finanche al sentimento, e vi preferisce quella centrata invece sullo sperimentalismo, sull'invenzione, sulla trasgressione formale, sulla complessità. E' in base a questo criterio che Pollini costruisce i suoi programmi concertistici - quelli discografici sottostanno ad altre leggi, anche di mercato! - compreso quello romano dell'altro ieri. Come altrimenti spiegarsi la scelta dell'Allegro in si minore op.8 di Schumann - pochissimi pianisti al mondo lo eseguono e Pollini, invece, l'ha fatto diventare un suo cavallo di battaglia - per il recital nella sala grande dell'Auditorium, letteralmente stracolma, alla presenza del Capo dello Stato, Napolitano, e di ministri e parlamentari musicofili? L'ha attaccato con impeto, proseguendo con la determinazione di chi non si arrende di fronte ad un pianismo avveniristico e sperimentale. I seguenti Kreisleriana - al plurale maschile, suggerisce di dire correttamente Piero Rattalino nelle sue note sul programma di sala - rientrano ancora, seppur notissimi, nel filone del pianismo dalla struttura non convenzionale, abbondante di chiaroscuri e contrasti, e per questo assai cari a Pollini il quale, a maggior prova di quanto andiamo sostenendo, non ha in repertorio le Scene infantili, capolavoro del miniaturismo romantico sentimentale dai toni colloquiali.
Nella seconda parte, interamente dedicata a Chopin, con l'intento di mostrarci vari generi (Notturni op.48, Mazurke op.33, Scherzo n.3 op.39, Polacca «Eroica» op.

53) Pollini sceglie opere nate tra la fine degli anni Trenta e gli inizi dei Quaranta dell'Ottocento, fra quelle con spiccato profilo drammaturgico, teatrale, che egli legge con l'elegante ma acuta introspezione di un grande attore shakespeariano inglese, piuttosto che con la visceralità mediterranea dei grandi teatranti nostrani. Una concessione al virtuosismo strumentale arriva con gli ultimi due brani del recital, Scherzo e Polacca. Alla fine, Pollini, subissato dagli applausi, ha concesso tre bis.

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