Il Polo invoca la «dottrina Zaccaria»

Fabrizio de Feo

da Roma

Nessuna frenata, nessun rallentamento, nessuna correzione di marcia. La strategia di Silvio Berlusconi resta invariata. Il premier, fino all’inizio del periodo di parziale oscuramento dettato dalla par condicio, continuerà nella sua missione: comunicare quanto realizzato dall’esecutivo in ogni tribuna mediatica, nazionale o locale, in ogni studio televisivo o radiofonico in cui troverà ospitalità. Il monito di Carlo Azeglio Ciampi, teso a «garantire fin da ora una vera par condicio in tutte le trasmissioni radiotelevisive, senza attendere la data di scioglimento delle Camere» viene guardato con qualche perplessità, sia pure nell’assoluto rispetto delle prerogative istituzionali del Colle. Ma anche interpretato come una sorta di mossa obbligata da parte del Quirinale dopo il prolungamento della legislatura - a cui il capo dello Stato ha concesso il suo via libera - che ha posticipato l’inizio della par condicio al 20-21 febbraio.
In ogni caso Berlusconi va dritto per la propria strada. Il recupero di consensi ormai «certificato» da tutti i sondaggi, d’altra parte, è un segnale preciso: equivale a una benedizione della sua strategia e a un invito a continuare a spingere sull’acceleratore prima dell’entrata in vigore di quella che a Palazzo Chigi viene tuttora considerata come una legge liberticida. Negli ambienti vicini al premier, peraltro, si sottolinea come il presidente del Consiglio abbia il diritto «istituzionale» di comunicare quanto fatto dal governo. E come risulti paradossale l’atteggiamento della sinistra che imbraccia i moniti ciampiani piegandoli alle proprie esigenze del momento. «I leader di centrosinistra in televisione ci vanno eccome. Basta guardare alcuni monologhi a cui abbiamo assistito anche in trasmissioni non di stampo politico su una rete, Raitre, che è una sorta di fortino tutt’altro che assediato della sinistra» commenta un alto esponente azzurro. «L’unica anomalia è quella di Prodi. Ma se Prodi non va in televisione perché non ritiene conveniente farlo, non si può pretendere che anche Berlusconi si tiri fuori dalla campagna elettorale. Peraltro tutti sanno che Prodi può chiedere di essere presente in tutte le trasmissioni in cui è stato presente Berlusconi. Nessuno si azzarderebbe a dire no a una sua richiesta in tal senso».
Nel centrodestra ci sono altri due «particolari» che vengono ricordati. Innanzitutto la forza dei dati, con la sovraesposizione mediatica non solo del premier ma anche di Piero Fassino e Francesco Rutelli che ha determinato quel «sostanziale equilibrio» nelle presenze televisive tra centrodestra e centrosinistra citato anche da Claudio Petruccioli. L’altro punto è la mancata applicazione della «dottrina Zaccaria», ovvero del principio di distribuzione degli spazi enunciato dall’ex presidente della Rai, oggi parlamentare dell’Unione, in base al quale un terzo degli spazi va ai rappresentanti del governo, un terzo alla maggioranza e un terzo all’opposizione. Una divisione delle apparizioni televisive di cui questa maggioranza, contrariamente alla Rai dei tempi dell’Ulivo, non ha mai potuto godere.
In ogni caso tra martedì e mercoledì la Commissione di Vigilanza metterà a punto il complesso regolamento che dovrà definire le modalità di applicazione della par condicio a partire dall’ultima settimana di febbraio. L’informazione ricadrà interamente sotto la gestione dei Servizi Parlamentari della Rai (non sarà, quindi, più possibile quindi la partecipazione a trasmissioni che non abbiano carattere prettamente informativo) e il calcolo degli spazi sarà effettuato in base al criterio del 50% per le liste e del 50% per le coalizioni.

Un meccanismo attraverso cui evitare di privilegiare gli schieramenti con un maggior numero di partiti al proprio interno, come è il caso dell’Unione con i suoi dodici partiti, e attraverso cui assicurare una distribuzione equilibrata delle apparizioni televisive.

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