Roma - Non siamo la sinistra, non useremo le intercettazioni su Unipol contro gli avversari. Nel centrodestra sembrano prevalere gli inviti alla cautela, mentre le agenzie di stampa diffondono le telefonate che coinvolgono i leader Ds. Soprattutto da Fi e An arrivano inviti a evitare la propaganda politica. Mentre l’Udc si fa notare poco e la Lega non rinuncia ai toni forti.
«Non useremo mai questi frammenti di intercettazioni - garantisce il coordinatore azzurro Sandro Bondi al tg di Sky - per attaccare i leader dei Ds, ma in questi ultimi 12 anni la sinistra non ha esitato a farlo contro Berlusconi». Nota, però, che ciò che emerge «non è limpido». «Non sono cose di cui andare orgogliosi per chi ha fatto della questione morale una questione politica». Anche il presidente dei senatori di An Altero Matteoli si augura che il suo partito non usi le intercettazioni a fini di propaganda politica. «Non mi sembra il caso: l’avversario, come non mi stanco di ripetere, si combatte con le idee e i programmi, non sulla base di queste vicende». E il suo omologo alla Camera Ignazio La Russa aggiunge che non serve certo mettere «altro fango nel ventilatore», perchè è già evidente il «dissesto» del governo Prodi.
La preoccupazione comune ai due poli è quella della tutela dei parlamentari intercettati e delle «procure colabrodo», come dice Matteoli. Stavolta, è la nuova procedura del tribunale di Milano ad essere nel mirino. Tante cautele, ma le telefonate segrete vengono puntualmente divulgate.
Mercoledì si riunirà la Giunta per le autorizzazioni della Camera, cui la presidente Livia Pomodoro ha assicurato in una lettera che sarebbero state garantiti rispetto delle prerogative dei parlamentari ed esigenze di difesa. Il presidente centrista Carlo Giovanardi conferma che non ha ancora ricevuto i testi che i mass media già diffondono, ma dovrà valutare «se sono utilizzabili o no».
Chi attacca senza tanti complimenti è l’ex ministro leghista della Giustizia, Roberto Castelli. Per lui, la vicenda è speculare a quella dei «furbetti del quartierino», ma con un «finale diverso, in quanto la partita è truccata». Quelli furono assaliti da una magistratura «onnipotente» e puniti, mentre per i «furboni del quartierino» non sarà così. «L’indulto - dice Castelli - non è stato pensato per chi stava già dentro, ma per evitare che qualcuno ancora fuori potesse andarci». E cita l’intervista di D’Alema su Tangentopoli. Poi conclude: «Chi di intercettazioni ferisce, di intercettazioni perisce», gongola. È la stessa frase di Francesco Pionati dell’Udc, che però considera «un atto di inciviltà» l’uso delle intercettazioni per la lotta politica. Stefania Craxi, figlia di Bettino prima che deputata di Fi, chiede che i leader Ds coinvolti si dimettano, ricordando il trattamento riservato al padre. «È chiara la complicità e l’intreccio tra cooperative e Ds, tra Ds e scalate bancarie». Fabrizio Cicchitto protesta contro l’uso «inaccettabile» delle intercettazioni e parla di «partita assai pericolosa, inquietante e dagli sbocchi imprevedibili». Ma ricorda quando nessuno del Pds protestò per le «violazioni sistematiche del segreto istruttorio», fatte da alcune procure contro Dc, Psi e poi Berlusconi. Dalle fughe di notizie di ora, aggiunge il vicecoordinatore azzurro, arriva la conferma «che per il gruppo dirigente dei Ds l’Unipol era una struttura economico-finanziaria a esso collegata e ne sosteneva la scalata alla Bnl per motivi economici e politici».
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