POLTRONE E STRAPUNTINI

Nei giorni scorsi, si è aperta una polemica sul fatto che - per il restyling del consiglio regionale della Liguria - le poltrone riservate ai consiglieri costeranno mille euro l’una. Certo, può essere che fosse possibile ordinarne di più economiche. Certo, può essere che le due maggioranze, di centrodestra la prima, di centrosinistra la seconda, che si sono occupate della ristrutturazione dell’obsoleta sala verde, potessero risparmiare qualcosa sugli arredi. Ma, sinceramente, ci pare che occuparsi di 40 poltrone da mille euro sia demagogia allo stato puro. E ci ha fatto piacere che Roberto Onofrio, sul Secolo XIX, abbia posto un freno a una polemica iniziata proprio su quelle pagine, dandole il giusto valore con un intervento molto serio.
Soprattutto perchè, mentre si discute di 40 poltrone da mille euro, si sorvola su altri particolari. Per esempio, non viene dato adeguato rilievo al fatto che il governo abbia 102 componenti, il record assoluto della storia della Repubblica. E che, fra quei 102 componenti, uno (uno solo!) sia ligure, per di più nella serie C delle qualifiche: non ministro, non viceministro, ma semplicemente sottosegretario, il diessino spezzino Lorenzo Forcieri. E che, fra quei 102 componenti, moltissimi siano i membri non parlamentari, a partire dallo stesso Forcieri; circostanza che moltiplica gli stipendi, visto che, da qualche anno, i membri del governo non eletti sono equiparati a deputati e senatori ai fini retributivi. E che, fra quei 102 componenti, già sei si siano dimessi dal Parlamento (fra cui anche Giorgio Calò, esponente dell’Italia dei Valori, ligure sì, ma di origine), aprendo le porte di Montecitorio ad altri sei onorevoli, con relativi stipendi e benefit. E che, presto, alla lista di chi si dimette, si aggiungerà il senatore di Rifondazione Gigi Malabarba che, dopo aver collezionato una legislatura e qualche mese, lascerà spazio ad «Adelaide Cristina Gaggio detta Haidi Giuliani», che ovviamente avrà anch’essa retribuzione e vantaggi commisurati al nuovo status. E che, nella foga di fare nomine, il governo Prodi aveva costretto addirittura il presidente Napolitano e la Gazzetta Ufficiale a un doppio errore: nominando un certo «signor Luigi Rigotti» sottosegretario alla Giustizia e un certo «professor Gianpaolo D’Andrea», sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri. In realtà, il secondo era Giampaolo Vittorio D’Andrea e, soprattutto, quello che Prodi aveva segnalato come tal Rigotti era l’avvocato Luigi Li Gotti. Morale: è servito fare appositi comunicati di smentita sulla Gazzetta Ufficiale, precisando che si trattava di «meri errori materiali». Nelle rettifiche, peraltro, non si precisa se, nelle more, siano riusciti a dare stipendi, prebende, uffici e autoblù anche a Rigotti e Gianpaolo con la enne.
In Liguria, forse, questa proliferazione di posti non fa notizia.

La giunta Burlando, appena insediata, si segnalò proprio per l’aumento degli assessori e per le dimissioni dal consiglio regionale di alcuni membri del governo regionale, che lasciarono spazio ai primi dei non eletti.
Ecco, forse anzichè occuparsi di poltrone, sarebbe meglio puntare l’attenzione sugli strapuntini.

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