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Polverini candidata in rosso: si vergogna del Pdl

Nei manifesti elettorali si presenta senza il simbolo del partito e, sui manifesti, appare in tenuta "garibaldina". Chi l’ha suggerito? Il suo consulente: l’ex spin doctor di D’Alema. Intanto il Pd punta su Zingaretti ma nelle altre regioni non sa risolvere il rebus dei candidati

Polverini candidata in rosso: si vergogna del Pdl

Roma - Sui muri di Roma appare garibaldina, in giacca rossa e senza simboli di partito, accanto a uno slogan: «Con te». Renata Polverini comincia così la sua campagna elettorale per le Regionali del Lazio. E mentre sotto il cielo del Pd è ancora grande la confusione, la scelta di comunicazione «minimale» del leader Ugl pare ammiccare al disorientato elettorato di centrosinistra. Ma stavolta il posizionalmente non è «colpa» di Vittorio Feltri, direttore del Giornale, critico con la candidatura della sindacalista. C’entra piuttosto Claudio Velardi, ex spin doctor dalemiano, voluto nella sua squadra dalla Polverini. Velardi e la sua società «Reti» puntano sulla trasversalità per allargare il consenso verso il centrosinistra, dove la sindacalista romana d’altronde da tempo è molto amata.

Pochi mesi fa, a maggio scorso, proprio nella sede romana di Reti (Palazzo Grazioli), Velardi partecipava alla presentazione di un libro sul Pd, con annesso dibattito sulla leadership che non c’è. Le cronache di giornata raccontano che, tra una Serracchiani e un Soru, qualcuno butta lì i nomi di Fini e della Polverini, presente in sala. Velardi coglie l’assist e grida: «È lei l’unica leader, Renata!». Solo una battuta, ma «ci manca poco che seguano 92 minuti di applausi da corazzata Potëmkin», racconta Luca Maurelli, sul Secolo d’Italia, riportando anche l’intervento di chiusura del dibattito sul Pd senza guida, affidato proprio alla leader Ugl: «Io mi sono fatta il mazzo per arrivare in cima al mio sindacato, perché la leadership la si crea e la si difende, nessuno te la consegna. E per comandare e guidare un partito come un sindacato, bisogna avere le idee chiare e la capacità di far lavorare gli altri, anche con durezza».

Paradossale? Nemmeno tanto. A ottobre del 2007 l’allora segretario in pectore del nascente Pd, Walter Veltroni, di fronte alle telecamere di Matrix spendeva parole di zucchero per il numero uno dell’Ugl, «donna assolutamente intelligente, interessante e aperta». Stima, che sfiorava il corteggiamento politico, peraltro più volte ribadita dallo stesso Walter.

Insomma, visto il curriculum, aggiunto il «tag» feltriano («è una Epifani in gonnella», dice il direttore del Giornale, e da parte sua il leader Cgil l’ha definita «capace e caparbia»), fissata con gusto operaista la sede del comitato elettorale («Laboratorio Lazio») in una ex officina, e senza scordare la giacca rossa, alla fine prima ancora di cominciare Polverini ha eccitato interesse e fantasia della sinistra. Un’occhiata alla stampa ne dà un’idea. Sul Fatto Quotidiano, in prima pagina, Luca Telese ha accennato una dichiarazione di voto in favore di Renata, certo come risposta provocatoria al vuoto del Pd, ma anche perché «buon candidato». L’Unità, invece, l’ha intervistata, chiedendole di «dire qualcosa di destra» (risposta: «Credo nel rispetto delle istituzioni») e il verdetto di Susanna Turco è stato: «Una sapiente democristiana in giacca rossa». Che nel Pd non è che sia una bocciatura.

Tornando più indietro nel tempo, suona profetico il pezzo - «Polverini di stelle» - che alla donna che guida l’Ugl ha dedicato l’Espresso lo scorso 12 novembre: «Così oltre la destra lei, incasellata in quota An, da far temere il peggio per la sinistra: il probabile endorsement, se ne parla sul serio, di molte donne dintorni Pd in suo favore», scriveva Denise Pardo, dopo aver snocciolato l’elenco delle «amiche», da Lucia Annunziata a Ritanna Armeni. Aggiungendo che «ogni volta che nelle interviste si chiede a Polverini se è di destra, lei deglutisce», mentre «si mostra più ciarliera e animata, invece, quando si tratta di raccontare di “Clementina la comunista”, nonna del marito iscritto alla Cgil», ed è spesso presente «agli incontri di VeDrò, il think tank di Enrico Letta».
Insomma, la Polverini in giacca rossa (e senza il simbolo del Pdl) è una che «ha tutte ma proprio tutte le carte in regola per rastrellare anche a sinistra», assicurava l’Espresso, tradendo pure un po’ di trasporto. Yes, she can. Candidata unica (cosa che al momento è, aspettando Bonino, Napoleoni o Zingaretti) perfetta.

E di fronte a una trasversalità così sfrontata come potrebbero i dubbi di Feltri, da soli, danneggiare «tutto il Pdl»? Se sono rose, anche se rosse, fioriranno.

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