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Polverini, lenta rimonta e la festa

Il Lazio cambia faccia. Dopo cinque anni di centrosinistra, il centrodestra espugna la Pisana. E lo fa con un’outsider, Renata Polverini. La sua candidatura sembrò quasi un’avventura all’inizio. Il tributo forse precipitosamente pagato alla necessità di candidare una donna dopo gli scandali sessuali che hanno portato alle dimissioni di Piero Marrazzo, oltre all’opportunità di pescare fuori dal mondo dei politici di professione. Una scommessa vinta, e guai a chi sale ora sul carro dei vincitori.
La vittoria di Renata Polverini e di tutto il centrodestra, oltre a costituire la speranza di una decisa sterzata nelle fatidiche politiche sanitarie che hanno contribuito a condannare il centrosinistra alla sconfitta in questa tornata elettorale, ha numerose chiavi di lettura. Prima di tutto rappresenta il grande successo di Silvio Berlusconi e del Pdl tutto: un paradosso, se si pensa che proprio il primo partito italiano è stato escluso dall’ufficio elettorale e dai giudici amministrativi di due gradi e in due diversi momenti dalla più importante provincia della Regione, quella di Roma. Ma a volte l’importanza di qualcosa si misura proprio nel momento della sua assenza. Quando Renata Polverini si è trovata senza il principale collettore di voti, lei è stata brava a non scomporsi, ma il vero capolavoro è stato quello di Silvio Berlusconi, capace di spendersi più e più volte in prima persona per la sua «candidatessa», e quello dei candidati esclusi di tutto il Pdl, capaci di impegnarsi in prima persona, di non smobilitare i propri comitati elettorali per contribuire a una vittoria che poteva sembrare impossibile.
Secondo dato importante, il grande successo della lista civica Polverini presidente, assurto al ruolo di vero «simulacro» del Pdl, al punto da raccogliere circa il 27,5 per cento dei voti in tutta la regione, e addirittura il 34 per cento e passa in provincia di Roma. Un dato che ha rovinato in parte la festa di Udc e La Destra; che ora a caldo si vantano entrambi, rispettivamente con il 5,7 e il 4 per cento, di essere stati decisivi, ma che sono bugiardi se non ammettono adesso di aver sperato di fare (molto) meglio.
Terzo dato, forse meno sorprendente ma altrettanto significativo, la rivincita della provincia. Renata Polverini si afferma grazie a Latina (dove sfiora il 63 per cento), a Frosinone (dove si attesta sul 60 per cento), a Rieti (dove tocca il 56 per cento) e a Viterbo (dove supera il 54). Perfino nell’hinterland di Roma batte la rivale per 52,1 a 47,3. Dati che ribaltano abbondantemente la franca vittoria di Emma Bonino a Roma città, dove l’esponente radicale tocca il 54,2 per cento contro il 45,2 di Polverini. Un risultato che raffigura il paradosso di una regione con due corpi separati in casa. E che fa suonare anche un piccolo campanello di allarme per il sindaco Gianni Alemanno, che farebbe bene a interrogarsi sul perché Roma si sposta così a sinistra a meno di due anni dalla sua elezione.

«Nonostante la censura mediatica e il linciaggio della sinistra, contribuiamo con i voti conquistati uno a uno dai nostri militanti alla grande performance di Renata Polverini. Alemanno dovrà riflettere sul dato profondamente diverso tra la capitale e la sua provincia», il monito del segretario nazionale della Destra Francesco Storace. A buon intenditor...

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