Roma

Un polverone sulla fotosegnalazione dei rom

Sindacati rossi in piazza per boicottare il fotosegnalamento dei rom. A piazza santi Apostoli si è chiusa la raccolta delle firme antischedatura da parte della Cigl romana. Operazione festeggiata con l’happening «Io ci metto la faccia», specie di teatrino allestito nei pressi della Prefettura. Oltre all’autografo, ai passanti è stato chiesto di farsi fotografare inserendo il proprio volto all’interno di una cornice. Proprio come dovrebbero fare i rom. Spiega la Cigl: «La maggior parte dei residenti nei campi nomadi è italiana, pertanto la schedatura fotografica è una prassi che differisce da quanto previsto dal decreto Maroni». Sempre secondo il sindacato, «il censimento dei rom romani dice che sono in settemila, il piano nomadi del Campidoglio ne prevede solo seimila; per questo pensiamo che pratiche come il fotosegnalamento siano fatte per mandare un messaggio ostile ai rom, del tipo “siete troppi”».
Sconcertato il delegato comunale per la sicurezza Giorgio Ciardi che accusa una certa sinistra sindacale di «sterile battaglia di retroguardia». «Si tratta - spiega Ciardi - di una prassi necessaria all’amministrazione per conoscere i dati anagrafici di chi ospitiamo in città. Il fotosegnalamento consente di individuare le diverse appartenenze delle comunità rom, le fasce di età e tutti quegli elementi necessari per attuare reali politiche di sicurezza e integrazione, mai attuate dalle passate amministrazioni comunali». Ciardi ritiene dunque «strumentale questo tipo di polemica inutile e lesiva di un serio lavoro che il Prefetto, in qualità di commissario straordinario per l’emergenza nomadi, e il Comune di Roma, in qualità di soggetto attuatore, stanno portando avanti con grande serenità e determinazione. Nell’interesse dei romani e delle stesse comunità rom».
Medesima reazione stizzita da parte del vicepresidente della commissione comunale per le Politiche Sociali Ugo Cassone. «Per l’ennesima volta devo constatare che anche la Cgil, come tutta la sinistra strumentalizza a fini politici il Piano nomadi della Capitale - denuncia -. Non riesco a capire come mai solo ora la Cgil si accorge del problema dei rom e, invece di proporre un progetto sensato e non demagogico, si lascia andare a critiche inutili».
Chiude il delegato comunale per lo sviluppo delle periferie Samuele Piccolo che si dice «esterrefatto» per le «accuse di razzismo rivolte a un’amministrazione che dopo anni di lassismo del centrosinistra ha iniziato una vera politica per i nomadi». «Abbiamo chiuso dopo quarant’anni il Casilino 900 - continua Piccolo - patrimonio della sinistra e abbandonato dalla stessa al degrado più completo dove malattie e alcuni loschi personaggi erano presenti in quel campo. Abbiamo iniziato una politica di formazione professionale per i giovani rom tesa all’inserimento nel mondo del lavoro e ci tocca sentire accuse prive di logica su presunte schedature dei nomadi presenti in città. È una vergogna.

Ma dov’erano quei signori che questa mattina protestavano per il provvedimento di identificazione negli anni passati quando il Casilino 900 era terreno di malattie contagiose, dove i bimbi rom erano a contatto con ratti e materiali pericolosi per la loro salute?».

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