Pomezia sgomenta per le accuse a don Marco

Stefano Vladovich

Due parroci accusati di favoreggiamento e lui, padre Marco Agostini, 43 anni, agli arresti domiciliari per abuso sessuale continuato e aggravato su minori. Brutta faccenda quella che è scoppiata ieri mattina a Pomezia quando gli agenti della squadra mobile romana hanno prelevato dalla canonica padre Ennio Di Gianpasquale e padre Germano Agostini, rispettivamente parroci di San Benedetto e di San Michele Arcangelo. Padre Marco, già responsabile dell’oratorio di via Filippo Re, è stato ammanettato ad Assisi dov’è stato trasferito da 3 anni. Su di lui le accuse di almeno 12 ragazzi che tra il ’93 e il 2003 avrebbero subìto ogni sorta di molestia. «Avere rapporti intimi con me significa avvicinarsi al Signore» avrebbe più volte professato ai giovani catechisti. Un sacerdote a dir poco chiacchierato, del resto, tanto che il vescovo di Albano monsignor Vallini, oggi cardinale, gli vieta di dire Messa e lo trasferisce in un ostello dei padri oblati nella cittadina umbra. Non solo: la Curia (che oggi si dice fiduciosa nell’operato dei giudici) avvia per padre Marco il processo di secolarizzazione, l’iter per l’annullamento dei voti e che lo avrebbe portato alla «restituzione» degli abiti talari. Un prete dal carisma potente e con una grande capacità comunicativa secondo gli inquirenti, in grado di condizionare i fedeli a tal punto che sono in molti a credere che quelli attorno a lui siano solo pettegolezzi. Nel 2004, però, un giovane di 24 anni, dopo aver raccontato ai genitori le violenze subìte nel ’93, quando padre Marco era parroco a Torvaianica, lo denuncia in questura. È Dania Manti, dirigente della IV sezione della mobile romana a trovare conferme e raccogliere altre drammatiche testimonianze. Una ventina le vittime in decine di episodi commessi nell’arco di un decennio. Non solo. Alcuni fatti risalirebbero a quando padre Marco era seminarista nella capitale, a San Francesco di Sales. Un terremoto che scuote la cittadina industriale alle porte di Roma quando, ieri mattina, gli agenti prelevano i due sacerdoti per condurli prima davanti ai magistrati, poi in un luogo dove passare il «confino» deciso dal pm della Procura di Velletri, Luigi Paoletti, e dal gip Aldo Morgigni. Con loro vengono sequestrati computer, fotografie, registri di tutte le attività effettuate nella «Casa della Gioventù» di San Benedetto. Una comunità divisa in due. Da una parte un gruppetto di ragazzi che filma la scena degli arresti, dall’altra i parrocchiani increduli. «Sì, registriamo con la telecamera ogni momento di quest’operazione - dicono - e questa sera si festeggia. Siamo vittime di padre Marco. All’epoca lo avevamo denunciato al vescovo ma non venne fatto nulla. Gli altri due lo hanno sempre coperto, adesso è giusto che paghino». Secondo indiscrezioni in più occasioni padre Marco avrebbe costretto i tredicenni, soprattutto maschi, ad avere rapporti sessuali con lui. Ieri in questura le testimonianze sono state messe a confronto con l’indiziato che si è difeso negando tutto. «Ha allontanato i giovani dalla droga - dice un’anziana -. Da quando è stato mandato via organizziamo pullman per andare a trovarlo ad Assisi.

I nostri figli, che frequentavano l’oratorio quando c’era padre Marco, non hanno mai riferito cose strane». Alcuni ricordano, invece, che nei campi estivi padre Marco faceva stendere i ragazzi più grandi su una croce e raccontare ogni peccato, specialmente ciò che succedeva con le loro fidanzate.

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