Dopo il «modello Pomigliano», che ha fatto da riferimento per il contratto Fiat siglato dai sindacati (eccetto la Fiom) nei giorni scorsi, spunta il «modello Detroit». Gli operai dello stabilimento campano, infatti, hanno imitato nel loro comportamento i colleghi delle fabbriche Chrysler americane: è la prima volta, infatti, se si escludono i tempi successivi allinsediamento di Sergio Marchionne al vertice del Lingotto, che allamministratore delegato viene tributato un caloroso applauso dai suoi operai. E se negli anni in cui si avvertivano i primi segnali di inversione di tendenza per un gruppo industriale già con un piede nella fossa, Marchionne era diventato licona della sinistra italiana, la situazione si è capovolta negli ultimi tempi. Il «vampiro» Sergio, secondo la Fiom, la Cgil e gli stessi politici che un tempo se lo coccolavano, non è altro che un contaballe, mentre il piano Fabbrica Italia sarebbe solo uno specchio per le allodole.
Questo il clima che si respirava sino a quando, laltro giorno, come per magia, anche i più accaniti detrattori hanno dovuto arrendersi allevidenza: la nuova Panda esiste, il motore di Pomigliano si è rimesso in moto e nel giro di qualche mese sarà al massimo dei giri, i primi 600 operai assunti hanno accolto Marchionne e il presidente di Fiat, John Elkann, con un lungo applauso.
Insomma, il 14 dicembre 2011 più che a Pomigliano dArco (Napoli) sembrava di essere a Jefferson North, alla periferia di Detroit (Michigan) quando, nel giugno 2009, le tute blu americane salutavano il loro nuovo capo italiano - quello che aveva preso il gruppo Chrysler per i capelli, salvandolo prima che sparisse nellabisso e garantendo un futuro alle loro famiglie - con unautentica standing ovation.
Pomigliano come Detroit, dunque, e probabilmente accadrà lo stesso quando si riaccenderanno anche i motori di Mirafiori, laltro grande impianto Fiat che attende con impazienza di ripartire. Lincantesimo sembra essersi rotto, anche se i soliti detrattori che non si vogliono arrendere allevidenza, dai social network continuano a lanciare provocazioni del tipo: «Pomigliano come Cinecittà, non erano operai ma figuranti quelli che applaudivano e stringevano le mani a Elkann e Marchionne». Remare contro e tifare per lo sfacelo sono anomalie tutte italiane.
Comunque, al «Natale day» che si è tenuto ieri a Pomigliano, presente Sebastiano Garofalo, direttore della stabilimento «Giambattista Vico», a girare per le rinnovate linee di montaggio e a osservare le Panda pronte a scendere in strada, cerano anche gli operai Fiom con mogli e figli. Gli stessi bambini che hanno ritirato le strenne natalizie (telefonini, mappamondi, fotocamere, Ferrari radiocomandate, bambole, eccetera) alla pari, come è giusto e logico sia, dei piccoli i cui genitori si sono stretti intorno ai vertici del Lingotto.
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