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Pompei lascia Wind Gubitosi numero uno ma solo «a tempo»

Il manager abbandona l’azienda per i contrasti con il nuovo azionista, l’egiziano Naguib Sawiris. Tutti i poteri al direttore finanziario in attesa di trovare il candidato giusto

Maddalena Camera

da Milano

La notizia era nell’aria da tempo. Ma solo ieri Tommaso Pompei ha rotto gli indugi dimettendosi dalla carica di amministratore delegato di Wind, ossia il terzo gestore italiano di telefonia mobile e il secondo in quella fissa dietro a Telecom Italia.
Il problema ora è quello di trovare il candidato giusto. E dato che l’uomo che il nuovo patron di Wind, il finanziere egiziano Naguib Sawiris, voleva fortemente, ossia Francesco Caio ora a Cable & Wireless ha declinato l’invito, tocca al direttore finanziario Luigi Gubitosi occupare ad interim la poltrona di amministratore delegato. Per Gubitosi si è trattato di una nomina inattesa arrivata nel pomeriggio di ieri poco prima dell’inizio del consiglio di amministrazione ma che fuga ogni voce di dissidio con Sawiris.
Pompei, sorprendendo lo stesso finanziere egiziano che gli aveva chiesto di restare fino alla nomina di un nuovo ad, lascia l’azienda che ha fondato nel 1997 con l’ausilio di una compagine azionaria di assoluto prestigio. I soci fondatori erano infatti una triade di ex-monopolisti di telecomunicazioni ed energia: Enel, Deutsche Telecom e France Télécom. Poi le due società di tlc hanno lasciato vendendo le loro quote a Enel che si ritrovò in bilancio un debito di oltre 7 miliardi di euro e una società con i bilanci in rosso nonostante 13 milioni di clienti nella telefonia mobile e 6 miliardi di euro di fatturato. Enel decise così di mettere in vendita la società ma trovare un acquirente non è stato semplice. Alla fine dall’Egitto è arrivato Naguib Sawiris che per Wind ha accettato di pagare i 12 miliardi di euro richiesti dalla società elettrica.
Per far questo ha dovuto ricorrere al finanziamento delle banche e ha caricato Wind di un debito pari a circa 7 miliardi di euro. Non sono però i problemi finanziari ad aver portato Pompei alle dimissioni ma i dissidi con Sawiris che, secondo indiscrezioni, aveva di fatto esautorato l’amministratore delegato. Nelle scorse settimane per la poltrona di ad sono circolati diversi nomi. Oltre a Caio anche quello di Riccardo Bruno di Deutsche Bank, di Francesco De Leo, capo delle strategie di Wind e di Enrico Casini ex ad di Blu. Tra le new entry c’è Corrado Sciolla, ad di Albacom che è stato per alcuni anni direttore generale di Wind.
Tra i motivi che rendono particolarmente difficile la ricerca dell’amministratore delegato c’è, secondo indiscrezioni, l’ambizioso business plan presentato alle banche che hanno finanziato l’acquisizione. Dall’altro anche l’attivismo di Sawiris che è anche proprietario di Orascom, società di tlc mobili attiva in alcuni paesi del medio oriente. Il nuovo patron ha già preso infatti decisioni importanti come quello di cambiare fornitore per la rete Umts passando da Siemens ed Ericsson a Nokia.


Non c’è dubbio comunque che il primo impegno per Wind sia ora quello di cercare un amministratore delegato che ridia forza al marchio e rilanci la società per far crescere l’Arpu, ossia il ricavo medio per utente che è, con 18,5 euro, il più basso tra i gestori di telefonia mobile in Italia. Tra i problemi da risolvere anche la quantità di traffico gratuito che transita ogni giorno sulla rete Wind dovuto alle tante promozioni che l’azienda ha fatto per incrementare il numero dei clienti.

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