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Il Pontefice in Sinagoga: "Stop all'antisemitismo" Visita di disgelo: applausi

Benedetto XVI nel Ghetto di Roma accolto dal rabbino capo. Di Segni: "Ebrei, cristiani e mussulmani chiamati alla pace". Pacifici: "Il silenzio di Pio XII duole". Il Papa: "La Santa Sede svolse un'azione di soccorso"

Il Pontefice in Sinagoga: 
"Stop all'antisemitismo" 
Visita di disgelo: applausi

Città del Vaticano - Papa Benedetto XVI è arrivato, poco prima delle 16.30, al Ghetto di Roma dove, da Largo XVI Ottobre, si è diretto a piedi verso la Sinagoga. All'arrivo della sua vettura al Portico d'Ottavia è stato accolto dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, e dal presidente delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna. E' la terza visita di Ratzinger ad una Sinagoga, dopo Colonia (agosto 2005) e New York (aprile 2008). La visita avviene a 24 anni dal memorabile ingresso di Giovanni Paolo II nella Sinagoga romana,il 13 aprile del 1986. Wojtyla fu il primo pontefice romano ad entrare in un tempio ebraico dopo San Pietro.

Omaggio alla lapide della deportazione Prima di entrare in Sinagoga, ha sostato davanti alla lapide che ricorda la tragica deportazione del Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943, quando 1.021 ebrei romani furono mandati dai nazisti verso i campi di sterminio, da dove solo 17 tornarono vivi. Il papa tedesco ha deposto una corona di fiori, in un gesto altamente simbolico, perché proprio sul silenzio di Pio XII di fronte a quell'evento si sono appuntate molte delle critiche del mondo ebraico sulla figura di Pacelli. Ad accogliere il papa subito dopo è stato il direttore del Museo della Shoah di Roma, Marcello Pezzetti, che si è rivolto al pontefice in tedesco. Durante il percorso a piedi per raggiungere la sinagoga ha stretto le mani e scambiato poche parole con i sopravvissuti dell'attentato del 9 ottobre 1982 in cui morì il piccolo Stefano Taché, un bambino ebreo di due anni, e rimasero ferite altre 37 persone che uscivano dal Tempio. Tra questi, un signore anziano che ha ricordato al papa di aver conosciuto in passato il suo predecessore Giovanni Paolo II. Benedetto XVI è stato accolto ai piedi del Tempio dal rabbino capo Riccardo Di Segni. Il Papa, prima di entrare ha salutato l'ex rabbino capo della capitale, Elio Toaff.

Lunghissimo applauso Un lunghissimo applauso, con tutti i presenti che si sono alzati in piedi, ha seguito il "saluto grato di benvenuto" al papa espresso da Di Segni, all'inizio del suo intervento nella sinagoga della Capitale. Di Segni ha ringraziato Benedetto XVI "per il gesto che compie oggi visitando il luogo più importante di preghiera della nostra Comunità ".

Pacifici: certi stati vogliono la fine di Israele Certi Stati sovrani "sostengono il fondamentalismo religioso" e "programmano la distruzione dello Stato d'Israele e il conseguente sterminio degli ebrei". E' la preoccupazione espressa da Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, nel suo saluto a Benedetto XVI. "Uomini e donne - ha detto - animati dall'odio e guidati e finanziati da organizzazioni terroristiche cercano il nostro annientamento non solo culturale ma anche fisico. Questo fanatismo religioso è sostenuto anche da Stati sovrani". "Tra questi Stati - ha aggiunto Pacifici - ci sono coloro che sviluppano la tecnologia nucleare a scopi militari programmando la distruzione dello Stato d'Israele e il conseguente sterminio degli ebrei, con l'intento ultimo di ricattare il mondo libero". "Per questo - ha concluso il presidente della Comunità ebraica -, dobbiamo solidarizzare con le forze che nell'Islam interpretano il Corano come fonte di solidarietà e fraternità umana, nel rispetto della sacralità della vita. In questa Sinagoga, sono presenti oggi alcuni di questi leader musulmani e con calore e affetto sento di dar loro il benvenuto".

"Shoa, il silenzio di Pio XII atto mancato" "Il silenzio di Pio XII di fronte alla Shoah, duole ancora come un atto mancato. Forse non avrebbe fermato i treni della morte, ma avrebbe trasmesso, un segnale, una parola di estremo conforto, di solidarietà umana, per quei nostri fratelli trasportati verso i camini di Auschwitz". E' uno dei passaggi del discorso in sinagoga di Riccardo Pacifici davanti a papa Benedetto XVI. "In attesa di un giudizio condiviso, auspichiamo - ha detto ancora -, con il massimo rispetto, che gli storici abbiano accesso agli archivi del Vaticano che riguardano quel periodo e tutte le vicende successive al crollo della Germania nazista". Nel suo intervento Pacifici ha ricordato, interrompendosi per la commozione, il nonno morto ad Auschwitz. "Noi figli della Shoah della seconda e terza generazione, che siamo cresciuti nella libertà, sentiamo ancor di più la responsabilità della Memoria. Chi le parla - ha sottolineato con la voce rotta dall'emozione - è figlio di Emanuele Pacifici e nipote del Rabbino Capo di Genova Riccardo Pacifici, morto ad Auschwitz insieme alla moglie Wanda". "Se sono qui a parlare da questo luogo sacro - ha aggiunto -, è perche mio padre e mio zio Raffaele trovarono rifugio nel Convento delle Suore di Santa Marta a Firenze". "Il debito di riconoscenza nei confronti di quell'Istituto religioso è immenso e il rapporto continua con le Suore della nostra generazione. Lo Stato d'Israele ha conferito al Convento la Medaglia di Giusti fra le Nazioni", ha aggiunto Pacifici salutando una delle Suore di Santa Marta presente in sinagoga.

Di Segni: "Terra d'Israele irrinunciabile" Nella coscienza ebraica è "fondamentale e irrinunciabile" ricordare che la terrasanta "é la terra di Israele" con "la promessa fatta ripetutamente dal Signore ai nostri patriarchi di darla ai loro discendenti". Lo sottolinea il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, nel suo intervento al cospetto di papa, ricordando che tale promessa "si basa sulla Bibbia" che per cattolici ed ebrei ha, "pur nelle differenti letture, un significato sacro". "Nel linguaggio comune si usano spesso espressioni come 'terra santa' e 'terra promessa', ma si rischia di perderne il senso originario e reale. La terra è la terra d'Israele - sottolinea Di Segni -, e in ebraico letteralmente non è la terra che è santa, ma è eretz haQodesh la terra di Colui che è Santo; e la promessa è quella fatta ripetutamente dal Signore ai nostri patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe di darla ai loro discendenti, i figli di Giacobbe-Israele, che effettivamente l'hanno avuta per lunghi periodi". "Nella coscienza ebraica - spiega il rabbino capo - questo é un dato fondamentale e irrinunciabile che è importante ricordare che si basa sulla Bibbia alla quale voi e noi diamo, pur nelle differenti letture, un significato sacro".

"Il silenzio dell'uomo non sfugge a Dio" "Il silenzio di Dio o la nostra incapacità di sentire la Sua voce davanti ai mali del mondo, sono un mistero imperscrutabile. Ma il silenzio dell'uomo è su un piano diverso, ci interroga, ci sfida e non sfugge al giudizio". Così il rabbino capo, con un riferimento che appare rivolto a Pio XII.

"Ebrei, cristiani e musulmani chiamati alla pace" "Ebrei, Cristiani e Musulmani sono chiamati senza esclusioni a questa responsabilità di pace", ha detto Di Segni. "L'immagine di rispetto e di amicizia che emana da questo incontro - ha spiegato poco prima - deve essere un esempio per tutti coloro che ci osservano. Ma amicizia e fratellanza non devono essere esclusivi e oppositori nei confronti di altri. In particolare di tutti coloro che si riconoscono nell'eredità spirituale di Abramo".

"Non si metta in discussione il Concilio" Se "le aperture" del Concilio Vaticano, che rendono possibile il dialogo tra ebrei e cattolici, "venissero messe in discussione, non ci sarebbe più possibilità di dialogo". Lo ha detto il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, nel suo intervento nella sinagoga della capitale alla presenza di papa Benedetto XVI.

Il Papa: "Antisemitismo piaga da sanare per sempre" Possano le piaghe dell'antisemitismo e dell'antigiudaismo "essere sanate per sempre": è l'auspicio fatto da papa Ratzinger nel discorso alla Sinagoga di Roma. Benedetto XVI ha ricordato come la Chiesa non abbia mancato di deplorare le "mancanze dei suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell'antisemitismo e dell'antigiudaismo".

"Concilio punto fermo" Il Concilio Vaticano II rappresenta per i cattolici "un punto fermo", un "cammino irrevocabile di dialogo, di fraternità e di amicizia" verso gli ebrei. "Venendo tra voi per la prima volta da cristiano e da Papa - ha detto -, il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II, quasi ventiquattro anni fa, intese offrire un deciso contributo al consolidamento dei buoni rapporti tra le nostre comunità, per superare ogni incomprensione e pregiudizio". "Questa mia visita - ha sottolineato - si inserisce nel cammino tracciato, per confermarlo e rafforzarlo". "Con sentimenti di viva cordialità - ha aggiunto papa Ratzinger - mi trovo in mezzo a voi per manifestarvi la stima e l'affetto che il Vescovo e la Chiesa di Roma, come pure l'intera Chiesa Cattolica, nutrono verso questa Comunità e le Comunità ebraiche sparse nel mondo".

"Shoah vertice dell'odio" Il "dramma singolare e sconvolgente della Shoah" rappresenta "il vertice di un cammino di odio che nasce quando l'uomo dimentica il suo Creatore e mette se stesso al centro dell'universo".

"Deportazione, la S. Sede agì con discrezione" Papa Benedetto XVI ha ricordato, nel suo discorso, la deportazione degli ebrei di Roma e "l'orrendo strazio" con cui vennero uccisi ad Auschwitz. In quell'occasione - ha detto il pontefice - "la Sede Apostolica svolse un'azione di soccorso, spesso nascosta e discreta". "Purtroppo - ha detto il Pontefice - molti rimasero indifferenti, ma molti, anche fra i cattolici italiani, sostenuti dalla fede e dall'insegnamento cristiano, reagirono con coraggio, aprendo le braccia per soccorrere gli Ebrei braccati e fuggiaschi, a rischio spesso della propria vita, e meritando una gratitudine perenne. Anche la Sede Apostolica svolse un'azione di soccorso, spesso nascosta e discreta". "La memoria di questi avvenimenti deve spingerci a rafforzare i legami che ci uniscono perché crescano sempre di più la comprensione, il rispetto e l'accoglienza".

Nalla Bibbia radici comuni La "vicinanza e fraternità spirituali" tra ebrei e cattolici "trovano nella Sacra Bibbia il fondamento più solido e perenne", in base al quale "veniamo costantemente posti davanti alle nostre radici comuni, alla storia e al ricco patrimonio spirituale che condividiamo". Il passare del tempo, ha detto il Papa, "ci permette di riconoscere nel ventesimo secolo un'epoca davvero tragica per l'umanità: guerre sanguinose che hanno seminato distruzione, morte e dolore come mai era avvenuto prima; ideologie terribili che hanno avuto alla loro radice l'idolatria dell'uomo, della razza, dello stato e che hanno portato ancora una volta il fratello ad uccidere il fratello". I dieci comandamenti che provengono dalla "Torah di Mosé" costituiscono non solo la base del dialogo e della speranza per gli ebrei e per i cristiani ma anche "un grande codice etico per tutta l'umanità". Lo ha affermato papa Benedetto XVI durante il suo discorso in Sinagoga. I dieci comandamenti gettano luce - ha detto - sui temi del bene e del male, della difesa della vita umana e del creato.

"Possiamo fare passi insieme, consapevoli delle differenze che vi sono tra noi". E' il messaggio lanciato da Benedetto XVI agli ebrei. I passi compiuti in questi quarant'anni dal Comitato Internazionale congiunto cattolico-ebraico e, in anni più recenti, dalla Commissione Mista della Santa Sede e del Gran Rabbinato d'Israele - ha detto il pontefice -, sono un segno della comune volontà di continuare un dialogo aperto e sincero". Benedetto XVI ha anche ricordato che proprio domani la Commissione Mista terrà a Roma il suo nono incontro su 'L'insegnamento cattolico ed ebraico sul creato e l'ambienté. "Auguriamo loro - ha aggiunto - un proficuo dialogo su un tema tanto importante e attuale". "Cristiani ed Ebrei hanno una grande parte di patrimonio spirituale in comune, pregano lo stesso Signore, hanno le stesse radici, ma rimangono spesso sconosciuti l'uno all'altro".

"Spetta a noi - ha proseguito - lavorare affinché rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell'amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell'umanità".

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