Innanzitutto, lasciateci ringraziarvi per lennesima volta. Non cè argomento, dibattito, provocazione o polemica fra quelli lanciati dal Giornale che lasciate cadere nel silenzio. E questo è qualcosa di pesante, pesantissimo: ci sono giornali - non solo a Genova, non solo locali - letti principalmente per i necrologi o per gli annunci immobiliari, o almeno così dicono molti lettori, quasi scusandosi di leggerli.
Poi, ci sono giornali che sono comunità. Dove si discute, ci si confronta, si litiga anche. Comunque, ci si arricchisce. Ecco, questo Giornale è uno di questi giornali. Come dimostra la posta di Mario Giordano, una specie di Liala della passione civile de noantri, e come - se permettete - dimostrano queste pagine. Che si parli del caso Henriquet o del futuro di An, della Destra e della destra senza virgolette e corsivi, la risposta è sempre immediata. Proprio per questo ringrazio Gianfranco Gadolla, Riccardo Fucile, Mario Sossi, Massimo Spinaci, che sono già intervenuti ed Eugenio Minasso e Massimiliano Manni che si sono prenotati per farlo.
E il fatto che scelgano queste pagine per farlo, per darsele dialetticamente di santa ragione, non è un caso. Sanno che non siamo mai super partes, che diffidiamo fortemente di coloro che dicono di esserlo (di solito è la miglior garanzia di fregatura), che quando serve diamo alla sinistra quello che è della sinistra, prendendoci a volte botte di «comunisti!», ma che diamo sempre voce a tutti. Perchè è solo sentendo tutte le voci che si può crescere davvero.
In questi giorni, ho preso posizione anche sul «Popolo delle libertà». Che a me, personalmente, piace moltissimo, soprattutto piace in coppia con un sistema elettorale tedesco che farebbe (...)
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