Por, l’Ue potrebbe deviare i fondi

(...) nostra regione, per accertare la presenza e il corretto funzionamento dei sistemi di gestione e controllo per l’impiego dei finanziamenti del Fondo sociale europeo. Gli esiti dell’ispezione, racconta una nota riepilogativa della DG Occupazione, portano la Commissione europea a chiedere all’Autorità di pagamento del Por (il documento di programmazione per l’utilizzo dei Fondi strutturali europei) del Lazio di verificare le certificazioni inviate dall’inizio del 2000 al 4 febbraio del 2003. La missiva spedita da Bruxelles a Roma ad agosto del 2004 era minacciosa: in assenza di verifica la Commissione si riservava la possibilità di sospendere i pagamenti, secondo quanto previsto dal regolamento europeo sui fondi strutturali. Per la risposta ci vuole un anno: il 3 agosto del 2005 l’Autorità di pagamento del Por Lazio replicava sostenendo di «non essere in grado di confermare con esattezza le certificazioni delle spese» nel periodo richiesto. Alla nota della Regione rispondeva ancora la Commissione, ribadendo la richiesta di una immediata verifica di quelle certificazioni. Richiesta ugualmente caduta nel vuoto. Così a dicembre scorso arrivava un secondo audit dell’Igrue. Da quest’ultima ispezione emergevano «insufficienze nella struttura organizzativa e nelle attività di gestione del Por Lazio, la mancanza di autonomia dell’autorità di pagamento rispetto all’autorità di gestione», controlli insoddisfacenti con un tasso di errore «pari al 16,43% delle spese verificate nel corso dei controlli di II livello». Di fronte alle censure piovute dall’Ue, la Regione Lazio a marzo scorso scriveva alla Commissione garantendo che avrebbe rapidamente assicurato, come richiesto, l’autonomia dell’Autorità di pagamento del Por Lazio. Ma la misura era considerata non sufficiente dalla Commissione europea, insoddisfatta che i problemi della prima ispezione fossero rimasti gli stessi rilevati nel corso del secondo audit, e pronta a infittire lo scambio epistolare. Nella missiva successiva, l’organismo comunitario a inizio aprile chiedeva alla Regione di «adottare le necessarie misure correttive in tempi brevi» avvisando che in caso contrario la Commissione «sarebbe stata costretta ad adottare una decisione formale di sospensione dei pagamenti destinati al Por Lazio 2000/2006. Messa alle strette, la Regione risponde un mese più tardi, comunicando di aver effettuato verifiche con esito positivo su 71 progetti finanziati. Un campione, però, pari solo al 9 per cento del totale certificato che la commissione non ha ritenuto soddisfacente, «in quanto aveva richiesto esplicitamente all’Autorità di pagamento di farsi carico della verifica di tutte le certificazioni di spesa, e non di un campione». E risolve poco anche una seconda lettera dell’organismo presieduto da Piero Marrazzo, perché la Regione, scrive «non forniva elementi oggettivi che garantiscono l’eliminazione dei problemi evidenziati» nell’ispezione di dicembre scorso. Premesse sconfortanti, scrive dunque nell’ultima lettera la Commissione europea. Che, «tenuto conto delle insufficienze nel sistema di gestione e controllo (...), del fatto che la maggior parte delle spese 2000/2002 non sia stata certificata dall’autorità di pagamento (...

), del tasso di errore molto elevato, dell’insufficienza delle correzioni apportate dalla Regione Lazio e della non avvenuta separazione tra autorità di gestione e di pagamento», accusa il governo italiano di non aver rispettato le disposizioni regolamentari. E fissa l’ultimatum: la situazione va corretta entro il 31 dicembre. Altrimenti i fondi destinati al Por Lazio finiranno altrove.

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