Porte chiuse Tutti fuori e c’è chi se la prende con i tecnici di Sky

Quando si gioca a porte chiuse, il clima è «surreale» quasi per definizione. Ma, se ci fossero stati dubbi sull’adeguatezza dell’aggettivo, ci pensano gli altoparlanti dello stadio Luigi Ferraris a togliere ogni dubbio, quando prima della partita sparano a tutto volume l’inno del Grifone: «In dieci o centomila non puoi tenerli più, sono sempre più festosi i tifosi rossoblù».
In realtà, di festoso, nel corteo che attraversa il quartiere di Marassi - deserto e spettrale - non c’è davvero nulla. Il numero dei partecipanti alla manifestazione nata per impedire ai tifosi milanisti con tessera l’ingresso allo stadio è più vicino ai dieci che ai centomila, così come il numero di agenti delle forze dell’ordine schierati per prevenire incidenti è forse superiore a quello dei manifestanti. Ma, fortunatamente, la decisione di giocare a porte chiuse presa sabato sera alle 23 dal comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, stempera gli animi più agitati. E il tutto si risolve in una raffica di insulti: 1) al ministro degli Interni Maroni colpevole di aver autorizzato la trasferta dei milanisti a Genova per la prima volta dopo 15 anni dall’assassinio del tifoso rossoblù Vincenzo Spagnolo da parte di ultrà milanisti; 2) ai rossoneri; 3) a fotografi e cameramen (con assalto a quelli di Sky) che volevano riprendere la manifestazione. Il resto, lo fa la pioggia torrenziale che scende su Marassi e che, a tratti, fa confondere i petardi che partono dal gruppo di manifestanti con tuoni dal cielo.
Gli altri brani della colonna sonora della giornata sono le voci dei giocatori che si chiamano la palla in campo (a decibel vince Gattuso, seguito da Sculli e, insospettabilmente, da Leonardo) e le pale degli elicotteri che girano sopra lo stadio e fanno molto Apocalipse Now. Solo che, al posto della cavalcata delle valchirie, il sottofondo sono gli insulti e la rabbia degli abbonati genoani che si sono visti scippare in extremis l’ultima partita di campionato. Ma, in questo caso, è difficile farne una colpa al prefetto e al comitato per l’ordine pubblico che, anzi, ha preso la decisione più saggia. Gli errori, probabilmente, stavano a monte, nella scelta prematura dell’osservatorio di forzare il blocco a un vecchio rancore tra curve. È il pensiero, ad esempio, del presidente rossoblù Enrico Preziosi: «Il prefetto ha scelto la via migliore, ha sbagliato l’osservatorio. E così è stata negata una festa a 25mila tifosi. Per instaurare un nuovo rapporto, bastava aspettare il prossimo campionato». Mentre, sulla sponda rossonera, è Leonardo a commentare: «Che tristezza lo stadio vuoto, è stata una partita surreale. Vivere la domenica così non è il massimo».
Strana domenica, davvero. Persino per gli allenatori del Genoa: squalificato Gianpiero Gasperini, bloccato in Spagna per la chiusura degli aeroporti il suo vice Bruno Caneo, va in panchina il tecnico della primavera Luca Chiappino.

Ma la vera notizia per i tifosi rossoblù arriva da altri aerei: due charter di supporter della Samp rimangono bloccati a Genova e si perdono la partita di Palermo che forse significa Champions per i doriani. Per i genoani è una piccola gioia.
Perfetto fermo immagine su una domenica surreale.

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