Porti turistici, beffa-bis con il rischio fallimento

Gualtieri boccia la «soluzione definitiva» Stop riscossioni: proroga-farsa a settembre

Antonio Risolo

Rinvii, proroghe, deroghe. Mai un provvedimento risolutivo. Viene da rimpiangere i governi balneari della prima Repubblica quando un semplice decretino aumentava benzina, sigarette e bollo auto. Niente effetti collaterali, qualche mugugno e poi tutti al mare felici e contenti.

Il ministero dell'Economia e delle Finanze ha bocciato l'emendamento relativo alla soluzione definitiva del contenzioso sull'aumento retroattivo dei canoni demaniali dei porti turistici, aumento dichiarato illegittimo da Tar, tribunali vari e persino dalla Corte Costituzionale. Ma i termini dello stop alla riscossione, già fissati al 30 giugno, vengono prorogati al 30 settembre.

Sono 23 i porti turistici a rischio fallimento e oltre 2.400 dipendenti che potrebbero perdere il posto di lavoro. Insomma, siamo di fronte a uno Stato nemico giurato delle imprese. Che chiudono - o delocalizzano - una dietro l'altra. Uno Stato che non rispetta le sentenze della sua Magistratura non è degno di rispetto. Anzi, scatena la ribellione, la rabbia dei cittadini, sempre più sudditi, vessati e tartassati.

Dura la reazione di Confindustria Nautica: «La nostra proposta - ha detto Saverio Cecchi, presidente della neonata associazione - prevedeva una soluzione molto favorevole per lo Stato. Sono rammaricato che non sia stata accolta, anche come cittadino, perché siamo tutti consapevoli che a rimetterci sarà l'Erario, prima ancora delle aziende interessate, dal momento che la prosecuzione della riscossione dei canoni illegittimi da parte delle Entrate - che prosegue nonostante tutte le sentenze favorevoli ai concessionari - avrà come esito il fallimento dei porti con conseguente cessazione dei canoni ordinari, degli incassi Iva e Irpef oltre ai consistenti costi sociali generati».

Oltre alla questione degli approdi turistici, battaglia che Confindustria Nautica conduce da tempo insieme con Assomarinas e Assonat, l'emendamento accantonato affrontava e chiariva altre due questioni determinanti per la filiera nautica: il regime dei Marina resort e quello delle forniture di beni e servizi a unità commerciali da diporto, che per ora rimangono senza soluzione. È l'ennesimo fallimento del governo tasse & manette.

Salvata la stagione estiva, permane la situazione di incertezza per le 23 marine e approdi turistici in contenzioso ormai da tredici anni con lo Stato-padrone.

Per concludere, una notizia positiva: il Milleproroghe è intervenuto finalmente sulla modifica del Codice

della Nautica, per garantire la conduzione senza patente dei motori fuoribordo di potenza inferiore a 40 hp, ma di cilindrata superiore a 750 cc, altra battaglia di Confindustria Nautica durata due anni di lavoro. Era ora.

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