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Portogallo, la destra punta a vincere al primo turno

L’ex premier Cavaco Silva favorito nei sondaggi contro la coalizione di sinistra, di cui fa parte l’81enne Soares. La grave crisi economica attribuita all’euro

Portogallo, la destra punta a vincere al primo turno

Alberto Pasolini Zanelli

Il Portogallo ci riprova con la Destra. Anzi, con un suo veterano. Anibal Cavaco Silva ha molte probabilità di essere eletto già nel primo turno di oggi e la certezza di spuntarla in un eventuale ballottaggio nelle elezioni per la presidenza della Repubblica. Non è un uomo dalle fervide idee, ma è stato un buon amministratore nel decennio in cui ha governato Lisbona come primo ministro alla testa di un partito che si chiama socialdemocratico però è conservatore. Furono tempi relativamente felici per il Portogallo, una specie di pausa serena tra le convulsioni degli anni successivi all’abbattimento della dittatura e l’«euro choc» di oggi.
O almeno così lo chiamano, anche se la moneta comune non è l’unica responsabile della crisi economica. Lo sono almeno altrettanto i governi che si sono succeduti dopo l’ingresso portoghese nell’euro. Un premier conservatore, José Manuel Barroso, poi «promosso» alla guida dell’Ue; un capo dello Stato socialista, Jorge Sampaio, un nuovo premier di Destra Pedro Santana Lopes, poi un premier socialista, José Socrates, il primo omosessuale a guidare un Paese tradizionalista come il Portogallo.
Socrates rimarrà al potere, ma le speranze dei portoghesi si appuntano sul nuovo capo dello Stato, che dovrebbe «dare la carica» e riportare gli anni facili, quelli in cui i generosissimi contributi europei parevano poter avviare a Lisbona un boom di tipo irlandese o spagnolo, ciò non è accaduto. Le cose stanno anzi scivolando verso una china pericolosa. La vigorosa crescita della Spagna ha relegato il Portogallo ai margini, ed è stato scavalcato come reddito non solo dalla Grecia ma anche da due «novellini» dell’Europa, la Slovenia e Malta. Il problema principale è l’inflazione, che si ripercuote rovinosamente sui costi del lavoro e sulla già scarsa competitività delle merci portoghesi.
Cavaco Silva non propone ricette mirabolanti né soluzioni nuove. Chi spera in lui confida nella sua esperienza e competenza, non nella sua «immaginazione». Ma i suoi rivali di idee nuove ne hanno anche meno. Sono tutti di Sinistra perché la Destra è saldamente unita. Comprendono il comunista Jeronimo de Souza, il radicale Francisco Lousa, il portabandiera dell’estrema sinistra Antonio Garcia Pereira, un poeta socialista, Manuel Alegre. Ma soprattutto Mario Soares, 80 anni suonati, un socialista storico che ha conosciuto giorni di gloria e ha accumulato grandi meriti: ma più di trent’anni fa. Si deve a lui se il Portogallo, appena liberato dai deboli epigoni della dittatura di Salazar, clerico-fascista ma clericale autentico e fascista di parata, si salvò dal pericolo di cadere dalla padella nella brace di una dittatura militar-comunista, importata dai «colonnelli rivoluzionari» trasformatisi in estremisti di sinistra.

Tenevano in pugno le forze armate e la polizia e credevano di tenere anche le piazze; finché Mario Soares non li sfidò a mani nude, violando un divieto, alla testa di un grande corteo di lavoratori che dicevano no al comunismo e sì alla democrazia. Da allora le sue fortune sono state alterne, ma è diventato una specie di padre della patria. O il suo nonno, nel momento in cui i portoghesi, i «latini tristi», tornano a sprofondare in un’atmosfera da «fado».

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