«Posso criticare l’allenatore, ma non cambio mai squadra»

Roma «Sono in campo con una maglietta. E pure se la mia squadra fa schifo, i compagni non s’impegnano e l’allenatore è un po’ stronzo, resto». Il virgolettato, secondo Repubblica, è di Marcello De Angelis, e il mal di pancia del deputato del Pdl - anzi i suoi «tormenti» - trovano spazio in un’intervista ricca di spunti polemici verso l’esecutivo e di elogi diretti a Gianfranco Fini. Roba che, quando ieri mattina arriva nelle edicole, desta lo stupore di molti nel Pdl. Intervistato compreso.
Ma come, onorevole, prima dà dello «stronzo» al premier e poi cade dalle nuvole?
«E certo. Non ho mai dato dello stronzo nemmeno a Bersani o a Di Pietro, è un termine che non userei nemmeno nei confronti di un avversario, figuriamoci con Berlusconi».
E nell’intervista su Repubblica, allora, a chi si riferiva con quell’epiteto?
«Cominciamo dall’intervista. Quelle domande non mi sono mai state poste. I virgolettati sono reali, ma sono cose dette in mesi di chiacchiere col collega di Repubblica, che svariavano tra politica, musica, cinema, calcio. Messe insieme in modo un po’ troppo letterario».
Sì, ma lo «stronzo»?
«Ecco. Era una metafora calcistica. Io geneticamente non sono in grado di cambiare squadra, anche in politica. Così ho spiegato che questo dipende dal fatto che sono laziale, e i laziali non cambiano squadra se si è ultimi in classifica o se il presidente o l’allenatore sono stronzi. Spiegavo una mia caratteristica, non insultavo nessuno. Poi non è difficile sapere come la penso».
Come si fa?
«Lo scrivo ogni mese sulla rivista che dirigo, Area. Ho detto, da tempo, che il Pdl è un’armata Brancaleone, ma le mie sono critiche fatte dall’interno, apertamente, ne ho parlato anche con Berlusconi, certo senza doverlo insultare su un quotidiano che non leggo».
Quindi non si sente ondivago, diviso tra le anime del centrodestra?
«Ma per piacere. All’origine dei molteplici racconti sulla mia incerta posizione c’è un fatto semplice, banale».
Ossia?
«L’omonimia col senatore Candido De Angelis, del Fli, confonde molti».
Sta scherzando?
«Magari. Non faccio nomi, ma spesso mi intervistano dando evidentemente per scontato che io sia nel Fli, e siccome io, naturalmente, rispondo da parlamentare del Pdl, loro si confondono. Pensi che c’è chi mi ha chiesto come mai ho deciso di “tornare nel Pdl”. Loro s’impapocchiano, e quello confuso sarei io, che son coerente fino alla stupidità...».
Però dall’altra parte ha tanti amici. Non le hanno mai chiesto di seguirli?
«Come no. Ogni giorno, invano.

Voglio chiarire una cosa: non mi è stato offerto nulla. Né per restare nel Pdl né per passare al Fli. O sono incorruttibile o non ne vale la pena. E non sono mai stato invitato né alle feste ad Arcore né a passare un weekend a Montecarlo».

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