Il potere della tecnologia trasformarci in oggetti

Ho vissuto recentemente un’esperienza che mi ha fatto riflettere sul carattere della nostra epoca. Tre visite, nell’arco dello stesso giorno. La mattina si è presentato un tecnico a installarmi la parabola satellitare sul balcone. Circa novecento canali e un sentimento di panico. Come chi si trova, all’improvviso, di fronte a mille strade di cui un centinaio, almeno, attraenti. Ho superato lo choc grazie a una considerazione. Adesso, finalmente, sarò io a scegliere. Potrò vendicarmi della mediocrità televisiva. Fra tanti programmi, ci sarà forse qualcosa che vale la pena di guardare. Poi, all’ora di pranzo, è venuto il rappresentante dei telefoni a consegnare il nuovo modello di apparecchio con funzione video. Un oggetto sofisticato e la solita guida con le istruzioni di funzionamento. Come se non bastasse, più tardi ha suonato alla porta il commesso con un pacco: una macchina fotografica digitale, ottenuta con i punti. Così ricca di funzioni che ho rimandato a tempi indefiniti il proposito di apprenderne l’uso.

Ho realizzato che lo strumento è sempre «innocente». A seconda di come lo usi, ti apre possibilità nuove o ti schiavizza. Il problema è un altro e sta dentro di noi. Come impedire che l’oggetto scelto, non trasformi noi, a nostra volta, in strumento?

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