Poteri speciali? Ci vorranno almeno 2 anni

Fanno discutere i toni trionfalistici con cui il sindaco Veltorni guarda al futuro della legge su Roma Capitale. E le prime bocciature, non solo dei toni trionfalistici ma anche della sostanza del disegno di legge arrivano da Marco Marsilio, capogruppo di An in consiglio comunale. «Il governo sta ingannando ancora una volta i romani, - spiega il consigliere Marsilio - perché dopo sei mesi di governo invece di varare la tanto attesa legge ordinaria che la Costituzione vigente richiede per conferire a Roma i poteri speciali, ha scelto una strada più tortuosa che è quella di presentare un disegno di legge delega che prevede l’emanazione di un decreto legislativo in un arco di tempo minimo di almeno due anni». Secondo Marsilio «prima della fine del 2009 Roma non avrà nessun potere riconosciuto e non farà nessun passo in avanti» e questo proprio perché «la bozza del disegno di legge prevede la delega al governo a disciplinare entro due anni dall’entrata in vigore della legge l’ordinamento di Roma Capitale» che significa, secondo l’esponente di An, «che il Parlamento sarà espropriato del diritto-dovere di legiferare in materia, perché potrà fornire solo indirizzi generici». Oltre alle critiche arrivano anche le controproposte come quella di Donato Robilotta, capogruppo alla Regione dei Socialisti riformisti. Un «coinvolgimento forte della regione attraverso una sua norma statutaria» è quanto auspica Robilotta a proposito dei poteri speciali che il governo si appresta a dare alla città di Roma e che «ne faranno una città-regione». Perché secondo Robilotta «ci sono molti dubbi che il parlamento possa affidare ai regolamenti del comune la potestà di legiferare nelle materie di competenza non dello stato, ma della regione». Enrico Gasbarra, presidente della Provincia di Roma, a proposito del disegno di legge su Roma Capitale parla invece di «chiarezza istituzionale dopo anni di disordine delle vite degli enti locali».

Con la definizione delle autonomie degli enti locali, per Gasbarra serve ora raggiungere la semplificazione delle procedure burocratiche: «snellire le procedure significa non solo portare le istituzioni locali ad esprimere i propri pareri, ma anche - continua - realizzare opere infrastrutturali, abbattere l'80% dei «timbri» e trasformare gli enti locali in istituzioni che erogano servizi e che controllano il territorio».

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