POVERA EUROPA

Bisogna ammetterlo: l’Unione Europea dimostra inequivocabilmente di sapersi evolvere. E sta rendendosi protagonista in questi giorni di una vera e propria rivoluzione copernicana, passando dai litigi per introdurre le direttive sul raggio di curvatura dei cetrioli, sulla possibilità di indossare le camicie da notte anche di giorno (Direttiva 548 del 28 gennaio 1989 e successive sentenze della Corte Europea di giustizia, per i precisini) e sulle caratteristiche dell’asparago perfetto, ai litigi per abolire quelle stesse direttive.
Insomma, pare che la lezione irlandese, ancora una volta, non abbia insegnato nulla ai burocrati di Strasburgo e Bruxelles. Così come, in precedenza, non avevano insegnato nulla tutti i voti negativi all’Europa che sono arrivati praticamente ogni volta che i popoli hanno potuto esprimersi liberamente su questioni legate all’Unione. Circostanza praticamente sconosciuta in Italia, dove si fanno referendum su tutto, ma non sulla nuova moneta o su una nuova Costituzione, cioè le due maggiori limitazioni di sovranità immaginabili in natura.
L’ultima svolta dell’euroburocrazia funziona così: la Commissione - dopo lunghi dibattiti - aveva individuato solo dieci tipi di prodotti agricoli che avrebbero dovuto essere definiti e classificati con tutti i crismi, dalle mele in giù, firmando una liberalizzazione per tutti gli altri tipi di frutta e verdura prima regolamentati. Niente più regole assurde su aglio, carciofi, porri e cetrioli, addirittura qualche apertura sui «lupini dolci» che - come ha specificato un’apposita direttiva - «sono quelli non amari».
Un sogno per tutti i cittadini europei abituati dall’Unione a incubi matematici («nei mazzi di asparagi, la differenza fra il più grosso e il più piccolo non deve superare gli 8 millimetri»), geometrici («il taglio di base» degli stessi asparagi deve essere «il più perpendicolare possibile all’asse longitudinale») o paratrigonometrici («la massima curvatura del cetriolo di prima classe può essere di 20 millimetri ogni dieci centimetri di lunghezza»).
Un sogno che, però, purtroppo è presto naufragato. La Germania, a cui si sono subito aggiunte Francia, Spagna e Ungheria, ha bocciato la deregulation dei cetrioli. E sembra che pure altri Paesi siano pronti a inserirsi nella fronda, anche se non è ancora nota la posizione dell’Italia. Certamente contraria alla direttiva che limita la quantità di gel nei capelli, almeno a giudicare dalla tricologia del peraltro ottimo ministro Luca Zaia.
Insomma, nessuna liberalizzazione, nessuna lenzuolata in versione europea.

Anzi, al posto dei lenzuoli, su questa Europa - non sull’Europa dei popoli, si badi bene - non resta che stendere un pietoso velo. Sempre che non abbiano fatto anche la direttiva sulle dimensioni e sui colori dei pietosi veli.

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