Alessandro Ursic
Saranno state le critiche, lo spogliatoio turbato dalla vicenda o le tre sconfitte consecutive senza il suo bomber in campo, con sette gol subiti e uno solo fatto? Quel che conta è che lUdinese si è ricreduta: Vincenzo Iaquinta resta e torna da subito a disposizione di Serse Cosmi, potrebbe già scendere in campo sabato contro la Lazio. Non solo. Dopo aver proclamato di venderlo a gennaio, la società bianconera ha cambiato idea anche sul futuro del centravanti: resterà a Udine fino a fine contratto, il 30 giugno 2007. «Se cè qualche squadra che lo vuole, si faccia avanti e parli direttamente con lui. Noi non faremo nessuna negoziazione», è sbottato Pietro Leonardi, direttore generale del club della famiglia Pozzo.
Otto giorni dopo lo strappo, insomma, dalla società più che una ricucitura è arrivata la resa a una situazione diventata insostenibile. «Le potenzialità del giocatore non valgono limmagine dei Pozzo ha detto il dg . In questo periodo si è gettato fango sullimmagine dellUdinese, evidentemente non si vedeva lora di accusarla. Il patron è stato ingiustamente criticato di ricatto nei confronti del giocatore, oppure di mobbing, addirittura di aver infranto le regole più elementari del diritto del lavoro». Quindi, come risposta a «questi personaggi», come li chiama Leonardi, la linea della società diventa lesatto contrario. Nessun rinnovo anticipato del contratto come tutti gli altri componenti della rosa, nessun adeguamento come richiesto dal giocatore.
Come a dire: «Volevi essere messo in condizione di andartene? E invece ti teniamo qui fino a quando dice il contratto». Anche a costo di rimetterci, sarebbe da aggiungere. Perché la rigidità dellUdinese sembra più dettata dallira che da un calcolo per il bene della squadra. Quali saranno ora le motivazioni di un Iaquinta prima bollato come egoista e poi frettolosamente reintegrato in questo modo? E che convenienza economica ha lUdinese nel tenere altri due anni un giocatore scontento, per poi perderlo senza guadagnare un euro?
AllUdinese arriva il sostegno del presidente del Siena, che in passato ha dovuto affrontare la fronda interna di Taddei. «Ci devono essere regole del gioco più chiare dice il presidente Paolo De Luca . Il caso Iaquinta è simile ai casi Taddei e Cassano».
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