Un prato di siringhe nei giardini Baltimora

Un prato di siringhe nei giardini Baltimora

Di giorno in un modo, di notte in un altro. È la triste situazione di degrado della zona intorno ai giardini Baltimora, anche detti «giardini di plastica» o, prima che buttassero giù la casa di Paganini, giardini di Campo pisano. «Durante il giorno vi si può passeggiare comodamente, di notte lo sconsiglierei anche al mio peggior nemico. È il regno dei tossicodipendenti!», dice chi conosce bene la zona. E non solo loro. A quanto pare è anche la dimora fissa dei senzadimora. «Hanno fatto del prato una spiaggia di sacchi a pelo, lo spazio destinato ai giochi per i bambini è ormai impraticabile, pieno di bottiglie di birra, coperte e cartoni usati per dormire e ripararsi». Ed è un peccato. Perché la zona sarebbe davvero un polmone verde nel cuore della città. «Un tempo era una zona meravigliosa. Poi hanno buttato giù la casa di Paganini, la colonna infame testimonia questo scempio - racconta un anziano habituè della zona - Sono rimaste solo le vecchie vasche pubbliche. Ma le hanno lucchettate e ora quel monumento è uno schifo! Tutto imbrattato!». Non occorre cercare col lanternino altre testimonianze come queste, basta guardarsi in giro. E se si potesse stilare un decalogo dei crimini contro il verde pubblico, alla zona tra Via D'Annunzio e Via Madre di Dio vedrebbe imputato ogni singolo punto.
Ecco qua: 1. Erbacce e ancora erbacce un po' ovunque. «Passano solo due volte all'anno a fare pulizia! - lamenta una signora - Ma non mi stupisco: nessuno si occupa più seriamente del verde cittadino. E non solo qui…». 2. Murales che ricoprono ogni centimetro quadrato della zona. Le scritte sono di ogni tipo si possa immaginare. 3. Mattonate dissestate e buche ad ogni angolo. Zona altamente sconsigliata per le persone anziane. 4. Muretti con pezzi di marmo che cadono e calcinacci che riempiono le aiuole. Ogni tanto qualche recinzione, spesso decadente pure essa, avverte del pericolo. 5. Tombini mezzi aperti, tanto che se qualcuno ci cade sopra rischia di farsi seriamente male: «Il cane lo lascio libero nel parco, ma devo vigilare che non si avvicini a quel tombino aperto, pure nascosto dalle erbacce!» avverte un ragazzo. 6. Cartelli con il nome delle vie o degli stessi giardinetti completamente imbrattati e quindi illeggibili o, peggio, rotti e rimossi. 7. Aiuole adornate con abbondante spazzatura: sacchetti di plastica, lattine e schifezze di ogni genere. «L'Amiu passa mai di qua? O si limita alla via principale?» domanda qualcuno, ma è fiato sprecato. 8. Fontanelle senza più rubinetto e panchine rotte, con pezzi di ferro arrugginiti della spalliera abbandonati nelle aiuole, oltre ad essere tutte imbrattate. Impossibile l'utilizzo. 9. Siringhe, ovviamente senza cappucci, addirittura con tanto di fialette, lasciate bellamente scoperte per terra o sui muretti del parco. «Qui c'è un tappeto di siringhe, anzi, una coltivazione! - spiega un altro giovane - Non è più possibile venire qua!». 10. Dulcis in fundo: bottiglie di birra, spesso pure rotte, e quant'altro lasciato dai gruppi semistabili di barboni che occupano gli ormai ex giochi pubblici per bambini.
«E questo anche di giorno. Con tutta la gente che passa per andare agli uffici dell'Inps e dell'Inail. Uno spettacolo coi fiocchi: questa l'immagine di Genova che diamo!». E a parlare è uno dei custodi della cooperativa della regione Liguria. Che rincara la dose: «Al City Park alla mattina presto non c'è nessuno. Tossici e barboni fanno quello che vogliono. È un disastro e noi non possiamo nemmeno parlare con nessuno della cosa o ci dicono di tacere».

La caserma dei carabinieri è proprio di fronte, ma se dal punto di vista delle aggressioni la zona è controllata, non così è dal punto di vista dell’igiene, compito del Comune. È per questo motivo che - raccontano altri cittadini - diversi anni fa alcuni residenti si erano organizzati in gruppetti per fare la ronda e cacciare via i tossicodipendenti. Ma la cosa venne subito proibita.

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