Roma

Precari, la stabilizzazione resta un miraggio

Antonella Aldrighetti

«Tanto per capirci non esiste nessuna possibilità che si prendono le cooperative e si fanno imboccare tutti alla regione... però stanno lì da anni! Non è che io posso assume quelli, devo dire che alla cooperativa je faccio da’ un’assistenza domiciliare e gli faccio il concorso...». È il fuori onda impudente e imprudente con il quale l’assessore regionale alla Sanità Augusto Battaglia ha decretato, a margine di un’intervista televisiva al settimanale di Rai Tre Report di domenica scorsa, che per i lavoratori delle coop non esiste una speranza futura di stabilizzazione lavorativa.
Ma Battaglia non era un ex comunista, e quindi per dna e autodefinizione sempre dalla parte dei deboli? E non si era detto, lo stesso assessore, conoscitore navigato della sfera sociale e del terzo settore? Contrordine, compagni: il fuori-onda che la trasmissione di Milena Gabanelli ha impietosamente mandato in onda e debitamente stigmatizzato, dimostra come la questione precari non sia considerata tra le più urgenti da risolvere anzi dall’amministrazione della Pisana: anzi, risulta troppo spinosa per essere approfondita in una sede televisiva. Eppure la stessa trasmissione giornalistica ha raccontato la differenza, badate bene «a perdere», tra lo stipendio di un precario delle coop, un lavoratore ad interim e un dipendente strutturato di pari livello. Insomma, l’assuzione a tempo determinato sarebbe un affare non solo per i lavoratori, ma anche per le asfittiche casse regionali.
Del resto, per comprendere che la giunta ulivista guidata da Piero Marrazzo non abbia alcuna intenzione seria di avviare la regolarizzazione del precariato tanto in sanità quanto nelle altre sfere di impiego, basta tornare con la memoria a una settimana fa, quando venne firmato l’accordo bluff tra assessorati alla Sanità, al Lavoro e i sindacati confederali. In quella sede venne confermato - come se ce ne fosse bisogno - che l’accesso a tempo indeterminato alla pubblica amministrazione è consentito solo ai vincitori di concorso. Dove la conditio sine qua non per bandire il concorso sarebbe il pensionamento di una fetta di coloro che a oggi sono in servizio attivo: così è per la Finanziaria targata Prodi. Vale a dire che la spinosa questione precari tale resterà anche dopo quest’accordo. E cioè i lavoratori esternalizzati, oggetto dell’arbitraria intermediazione di mano d’opera operata da coop e consorzi, continueranno a ricevere stipendi da fame e contributi previdenziali dimezzati.
Eppure c’è anche chi riesce a vedere un aspetto positivo in questo pasticcio. «I bistrattati lavoratori delle coop - chiosa Fabio Desideri capogruppo della Dc - sono riusciti, grazie a Report, a inguaiare Battaglia e l’assessore al Lavoro Alessandra Tibaldi. Proprio Battaglia, nel Patto per il risanamento della sanità, stabilì la realizzazione di interventi per l’assistenza di anziani e disabili, monitoraggio delle esternalizzazioni da concludersi entro il 31 luglio scorso e stipula di un accordo quadro. Quello in questione non offre certezze ai 7mila precari della sanità». Senza contare che la regolarizzazione dei precari produrrebbe ingenti risparmi alle casse dell’erario regionale. Ecco perché. «Se i 315 esternalizzati dell’ospedale Sant’Andrea, esclusi quelli impiegati nelle pulizie e servizio mensa, venissero impiegati direttamente dall’azienda - spiega Erminia Costa, rappresentante dei Cobas - si otterrebbe un risparmio di 2,5 milioni di euro all’anno. Se poi andassimo a conteggiare pure quelli pagati a metri quadrati e a numero di pasti serviti la cifra triplicherebbe. È ora di mettere fine a questa squallida realtà e riempire di contenuti concreti la proposta di regolarizzazione sul precariato». La Fials/Confsal esporrà oggi in un’apposita conferenza stampa l’impegno da parte degli enti pubblici per stipulare direttamente contratti di carattere subordinato. Un esempio? «Un infermiere in affitto dalle coop - dice il segretario regionale Gianni Romano - può costare alle Asl fino a 9mila euro al mese, se invece l’azienda lo assumesse direttamente ne costerebbe solo 2.

500, oneri compresi».

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