MilanoLa quiete dopo la tempesta ha i volti del cardinale Camillo Ruini e del direttore dellOsservatore romano, Giovanni Maria Vian, seduti uno accanto allaltro tra gli affreschi milanesi di Palazzo Marino. Nel pieno dello scandalo Boffo, lex presidente della Cei ha difeso a spada tratta il direttore di Avvenire, mentre il responsabile del quotidiano della Santa Sede prendeva le distanze. Adesso, sotto il gonfalone del Comune di Milano in cui giganteggia SantAmbrogio, si parla pacatamente di rapporti tra religione e politica. Loccasione è il dibattito sul libro Cammini. Dialogo sul cristianesimo e il mondo contemporaneo, scritto a quattro mani dal cardinal Ruini e da Ernesto Galli della Loggia ed edito da Mondadori.
Lattualità arriva da Roma ed è la data del prossimo incontro tra il segretario di Stato vaticano, il cardinal Tarcisio Bertone, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Bertone e Berlusconi saranno insieme a Palazzo Venezia il 7 ottobre, a inaugurare la mostra dal suggestivo titolo «Il potere e la grazia. I santi patroni dEuropa», promossa dal governo e dalla commissione per i Beni culturali della Chiesa e che potrebbe essere lo scenario giusto per siglare la pace anche in pubblico.
Un incontro tra Bertone e Berlusconi era previsto per il 28 agosto, alle celebrazioni della Perdonanza allAquila, ma è saltato a causa della vicenda di Avvenire, che ha reso incandescente il clima politico (e dentro la Chiesa), tra accuse e veleni incrociati. A questo punto toccherà alla Madonna del Rosario, che cade il 7 ottobre, e già lappuntamento in agenda è un segnale di distensione.
In trasferta milanese, va in scena il dibattito teorico. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, sostiene che «serve un rapporto non conflittuale» tra politica e religione. Vian enuncia la sua tesi: «La laicità è un problema che viene spesso a galla perché la politica non ha un ruolo sufficientemente autorevole».
Ruini legge un testo originale, sei pagine scritte per loccasione nelle ultime ventiquattro ore. «La religione ha il diritto di influire sulla politica» ribadisce il responsabile del progetto culturale della Cei e difende il Concordato tra la Chiesa e lo Stato, che non è «un privilegio» come sostengono coloro che lo vorrebbero smantellare, ma un semplice «accordo» che riconosce il «carattere pubblico» della religione cattolica, senza che questa sia una religione di Stato (non lo è più dal 1984, ricorda didascalico il cardinale). E quindi il Concordato non è contrario al pluralismo religioso.
Poi Ruini va oltre e aggiunge che nemmeno la razionalità delle argomentazioni è un limite accettabile e anche se sembra dire cose assurde alla politica, la Chiesa (e in generale la religione) ha tutto il diritto di farlo, purché rispetti le regole della democrazia e dello Stato di diritto: «La decisione se un modo di argomentare sia razionale, o più plausibile e convincente, in un sistema democratico è affidata alla valutazione dei cittadini nelle sedi appropriate, anzitutto quelle elettorali». Insomma, a decidere chi sragiona sono i cittadini al seggio.
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