Il premier in campo

nostro inviato a Napoli
Raffaella Esposito lo vede salire da piazza del Plebiscito. Attorniato da decine di giornalisti, fotografi, guardie del corpo, curiosi. La solita bolgia. Silvio Berlusconi le va incontro, le sorride, si fa immortalare insieme alla volontaria della Protezione civile («Sono dell'associazione Azimut», tiene a precisare), bruna, capelli lunghi, 30 anni. La ragazza, in tenuta d'ordinanza (maglietta blu e pantaloni verde fosforescente), gli porge lo scopone e il premier, nella solita mise blu, in giacca ma senza cravatta, tira su un bicchiere, una cartaccia. E infila tutto in un contenitore. Poi alza una mano, tiene in alto la «ramazza» blu, come fosse un trofeo.
Napoli, piazza Carolina, 19.30. Il Cavaliere veste i panni dello spazzino, anche se per pochi secondi. Ma tanto basta, è quello che voleva. Un «gesto simbolico», per una foto-notizia pronta a circolare sui giornali, a navigare su Internet. Un siparietto da fare a tutti i costi, insomma. A cui se ne aggiunge un altro, pochi metri più in là, prima di imboccare via Chiaia e passare davanti allo storico bar Gambrinus. Stavolta, il copione prevede una bella stretta di mano a due netturbini, impegnati a caricare cartoni su un compattatore. Due momenti distinti, ma un obiettivo comune. «Un modo - spiega Berlusconi - per attirare l'attenzione di tutti», per rendere i cittadini «consapevoli» della necessità di «tenere le nostre città e i nostri giardini puliti come le nostre case», visto che in giro per le strade ci si trascorre tanto tempo.
In ogni caso, per Berlusconi, tornato nel capoluogo campano per la settima volta in tre mesi, dopo avervi convocato pure due consigli dei ministri, l'importante adesso è «non abbassare la guardia». Una linea guida da seguire a tutti i costi, per non rischiare che si possa ripetere la fase emergenziale. Anche per questo, rimarca, «è un dovere morale fare la raccolta differenziata» e «non bisogna gettare i rifiuti per strada». Un concetto che il premier ribadisce d continuo, a cui aggiunge che è il momento di dire basta alle «menzogne sull'inquinamento e sui termovalorizzatori, perché il loro inquinamento è pari a quello di cinque macchine». Il problema dell'Italia, per Berlusconi, deriva invece dagli imballaggi, visto che «per comprare una penna - spiega, durante il breve tragitto a piedi - compriamo anche una grande scatola».
E così, la settima giornata partenopea, è inevitabile, tornerà di certo alla memoria per la foto-ricordo. Ma al premier serve anche per fare il punto della situazione con i responsabili delle strutture territoriali. E prima di circumnavigare a piedi il palazzo della Prefettura, Berlusconi riunisce, tra gli altri, il sottosegretario all'emergenza rifiuti, Guido Bertolaso, il generale Francesco Giannini e il prefetto della città, Alessandro Pansa. A tutti i presenti il Cavaliere chiede di «non mollare», ma di proseguire secondo la strada indicata. Poi Berlusconi ringrazia «i nostri soldati, che sono stati davvero molto bravi». E in serata, non a caso, cenerà con «alcuni dei protagonisti» che hanno posto fine alla fase acuta dell'emergenza. Scherzandoci pure su: «Spero che me la paghino, perché sono venuto senza soldi».
Ma a proposito di ringraziamenti, il presidente del Consiglio si sofferma anche sulla collaborazione tra governo e istituzioni locali. E a chi gli chiede un giudizio sul comportamento tenuto in proposito dal governatore campano, Antonio Bassolino, il premier non esita ad affermare: «Ho ricevuto da lui un'ottima collaborazione e per questo devo ringraziarlo». Il presidente della Regione, rimarca, «si è comportato in maniera perfetta» e con lui «abbiamo lavorato per il bene di Napoli e del Paese».
Lasciato il centro, Berlusconi, come annunciato, si dirige verso Posillipo, per incontrare Bertolaso, a tavola, insieme ai vertici delle Forze armate impegnate sul campo (un'ottantina i commensali). Prima di fare il suo ingresso al ristorante «Rosiello», locale sulla collina affacciato sul mare, assicura: «Continuerò a venire a Napoli anche dopo l'emergenza, perché il lavoro non è finito. Quello che è accaduto qui non succederà mai più e sono contento di essere utile a questa città». La giornata si conclude quindi a cena. Con un menù tricolore, all'insegna della tradizione campana, a base di pesce e Falanghina locale.

Tra un antipasto di zucchine, crocchette di patate e panpizza con parmigiana di melanzane, e una frittura di pesce. Poi una fetta di pizza «tricolore» (con rucola e pomodorini), e ancora cozze e treccia di bufala. Infine, anguria, babà, crostata di fichi secchi e limoncello.

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