Gianni Pennacchi
da Roma
Silvio Berlusconi contro la grande stampa nazionale: fa titoli che «non corrispondono alla realtà», pubblica «interpretazioni sbagliate», scrive il «falso» dipingendo il «gelo» tra lui e linquilino del Colle, mentre sarebbe vero il contrario, «abbiamo parlato in maniera piana e cordiale» e su varie cose «sono state trovate delle soluzioni». È un premier offeso e incompreso, quello che al mattino di un sabato nuvoloso lascia la residenza romana di Palazzo Grazioli e si sfoga con la pattuglia di giornalisti che sempre lo attende, per precisare, ribattere e spiegare. Gli argomenti sono ovviamente gli stessi del giorno prima, legati al colloquio che sera svolto al Quirinale, Berlusconi e il sottosegretario Gianni Letta da una parte, Carlo Azeglio Ciampi e il segretario generale Gaetano Gifuni dallaltra. E visti i giornali del mattino, il Cavaliere precisa: sulla ex Cirielli «ci sono degli approfondimenti» da fare nella maggioranza, e «sui quali il Quirinale non ha inteso intervenire»; di par condicio, con Ciampi «non abbiamo affatto parlato»; e se è vero che il capo dello Stato ha chiesto «alcuni ritocchi» alla nuova legge elettorale, appena sceso dal Colle il premier ha però fatto una riunione con Pier Ferdinando Casini, «e con Fini e la Lega collegati telefonicamente», decidendo che la riforma proporzionale «deve essere approvata al Senato così come è uscita dalla Camera».
Insomma, non ci sarebbe alcun contrasto tra Quirinale e Palazzo Chigi, a giudizio di Berlusconi i resoconti di quasi tutti i giornali sul tema, grondano di «falsità». Tantè che alle 9 del mattino di ieri il premier scende come dabitudine nellandrone di Palazzo Grazioli, dove lo attende lAudi blindata, stringendo al braccio la mazzetta dei quotidiani. Vede i cronisti che aspettano come dabitudine sul marciapiede, infilandosi ugualmente in macchina. Questa sta immobile alcuni minuti, poi si mette in moto ma si ferma pochi metri dopo, a portata dei cronisti. Berlusconi abbassa il finestrino, mostra il Corriere, la Repubblica e gli altri giornali sparsi sul sedile accanto a sé. «Stavo guardando i giornali, non li avevo ancora sfogliati», mormora a giustificazione del ripensamento e della sosta esternativa. E subito parte allattacco. «Ricordate cosa ho dichiarato ieri?», sollecita i cronisti. «E poi esce questo!», conclude in tono desolato mentre solleva il Corrierone e ne addita con lindice il titolo che apre la prima pagina, «Ciampi-Berlusconi, niente intesa». Oddio, cè la Repubblica che parla di «altolà di Ciampi», il Messaggero di «gelo», la Stampa di «perplessità» e «rilievi» di Ciampi, mentre lui lo aveva detto già la sera prima, quasi mettendo le mani avanti, che «non cera alcun contrasto». Con voce triste e amareggiata, ora lamenta: «È il contrario di quello che ho detto ieri, tutto qui».
Ma volete che si pieghi, che rinunci a ripetere la sua verità? Berlusconi rilancia: «È assolutamente una interpretazione sbagliata. Confermo quello che ho detto ieri sera: ci sono delle cose su cui abbiamo parlato in maniera piana e cordiale, e si sono trovate delle soluzioni. Quindi, quei titoli non corrispondono alla realtà». In primo luogo sulla riforma proporzionale, spiega il premier confermando che i leader della Cdl hanno deciso di portare avanti la nuova legge senza altre modifiche, approvandola definitivamemte al Senato nel testo votato alla Camera. Un giornalista gli domanda se è vero che Ciampi ha dato il via libera condizionandolo però a qualche ritocco, in particolare sul premio di maggioranza al Senato, e lui replica: «Però noi dopo abbiamo fatto una riunione con Casini, e con Fini e la Lega collegati telefonicamente, e abbiamo stabilito che la legge elettorale deve essere approvata al Senato così come è uscita dalla Camera».
Berlusconi smentisce poi che con Ciampi si sia discusso anche di modifiche alla legge sulla pubblicità televisiva in campagna elettorale, «della par condicio non abbiamo affatto parlato» taglia corto.
La conclusione? «Cè una distanza abbastanza grande tra la realtà vera e quello che leggo sui giornali», dice Berlusconi allargando le braccia. Poi ripone i giornali al suo fianco, saluta i giornalisti, e riparte.
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