Il premier: Della Valle costretto a lasciare

Il premier: Della Valle costretto a lasciare

Sabrina Cottone

da Milano

Beato tra le donne non si può dire, anche se Silvio Berlusconi siede negli studi milanesi di Sky Tg24 circondato da quattro gentili signore. Il fatto è che sono giornaliste, anzi tutte direttori, l’effetto Lucia Annunziata non è ancora dimenticato e loro incalzano il presidente del Consiglio con domande garbate ma insistenti, fino a strappargli addirittura un incremento di presenze femminili al governo: «Avevo già assicurato il trenta per cento tra ministri e sottosegretari donne, adesso prometto il trentatré».
Il drappello guidato da Maria Latella (affiancata da Fiorenza Vallino, Silvana Giacobini e Daniela Bianchini) si muove a tutto campo, dall’eutanasia ai Pacs alle quote rosa alla crescita zero («una barzelletta» taglia corto Berlusconi), fino all’inevitabile scontro con i vertici di Confindustria e all’addio di Diego Della Valle. «La realtà è che le dimissioni gli sono state chieste e lui le ha date» dice il premier, smentendo la versione di mister Tod’s sacrificatosi per non coinvolgere nelle polemiche il presidente Luca Cordero di Montezemolo.
«Io non ce l’ho con lui, non ho mai detto una parola ostile contro Della Valle» si sfoga Berlusconi con Maria Latella, che gli ricorda il labiale «lo distruggo» ripreso dalle telecamere al convegno degli industriali di Vicenza. «Ho detto che distruggevo le sue argomentazioni» spiega lui e poi ritira fuori «gli scheletri nell’armadio» di sabato scorso: «Il cancro della democrazia italiana è la politicizzazione di certa parte della magistratura». Perché Berlusconi è sicuro che siano state insabbiate inchieste che riguardano imprenditori vicini alla sinistra: «Certi imprenditori ne hanno fatte più di Carlo in Francia e sono stati risparmiati. Alcuni sono in carcere, mentre altri con conti miliardari sono liberi». E l’allusione alla diversa sorte di Gianpiero Fiorani e Giovanni Consorte non è puramente casuale.
Temi caldi sono la famiglia e i Pacs, l’eutanasia e le leggi olandesi contestate dal ministro Carlo Giovanardi, il richiamo ai valori cattolici del presidente dei vescovi. «Non vedo alcuna ingerenza da parte di Ruini, gli esponenti della Chiesa hanno tutto il diritto di esprimersi». Berlusconi ricorda che tali dilemmi riguardano le singole coscienze e semmai le assemblee rappresentative: «Non sono questioni che competono al governo, legiferare su questi temi tocca al Parlamento». Ciò non significa che lui non abbia convinzioni da privato cittadino: «Sono contrario all’eutanasia, da cattolico sono convinto che la vita non ci appartenga». Quanto ai Pacs, pensa che sia «sufficiente il Codice civile», che permette di fare accordi di mutua solidarietà tra i conviventi, incluse le coppie omosessuali.
Scatta un battibecco. «Parlate tanto di parità e poi lei fa la schizzinosa...» butta lì Berlusconi alla Latella. Accade quando viene evocata Mara Carfagna, la presentatrice candidata da Forza Italia e la giornalista contesta la scelta di mettere in lista una showgirl. La difesa di Berlusconi è a oltranza: «È laureata con 110 e lode, diplomata in pianoforte, intrattenitrice televisiva, è una persona straordinaria e sarà una delle candidate più brave. Per una volta che c’è una donna bella, brava e intelligente...». Rimane nei sottintesi una delle accuse più comuni rivolta alle donne e cioè la facilità con cui si mettono l’una contro l’altra e non sempre per nobili ragioni.
Si passa alle quote rosa annegate alla Camera tra le lacrime di delusione del ministro Stefania Prestigiacomo. Berlusconi spiega che ha vinto la paura dei parlamentari uomini di non essere rieletti e ricorda che «è stato l’Udeur, un partito del centrosinistra, a chiedere il voto segreto». Senza la tutela dell’anonimato «sarebbe passata la legge che porta il mio nome, come è accaduto al Senato». Così non è andata e il presidente del Consiglio si impegna per il futuro: «Porterò al 33 per cento la presenza femminile al governo».
Il contenzioso con «l’altra metà del cielo» è aperto dal confronto tv con Romano Prodi, quando Berlusconi ha definito le donne «categoria» e ha sostenuto che se ce ne sono così poche candidate in Parlamento è perché le signore non vogliono lasciare la famiglia per andare a Roma. Berlusconi non ritratta di una virgola: «È la realtà della vita, ho telefonato personalmente a mogli e mariti e hanno detto no per queste ragioni». Cita Aristotele per spiegare a Daniela Santanché e alle altre lady della destra indignate che «categoria è il complimento più elevato che potessi fare, come dimostrano le dieci categorie aristoteliche». L’etimologia non è proprio da filologo, nella classificazione del filosofo greco mancano maschile e femminile, ma il senso della lezione è chiaro e evidente: «Le donne sono concrete, ancorate alla vita e hanno un istinto grazie al quale vedono subito le soluzioni».
Non poteva mancare, e infatti non è mancata, una stoccata al centrosinistra. «Ci sono pochi laureati e per fare politica credo sia necessario esserlo».

E il suo avversario preferito, Massimo D’Alema, anche lui senza pezzo di carta? «Ha carattere, però ha falce e martello scolpiti nel cuore». L’ultima domanda è di psicologia. Capacità di autocritica? Berlusconi è prontissimo: «Non conosco nessuno che si metta in discussione come me». Fine della trasmissione.

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