Una panchina per due. O forse per tre (Benitez) e magari anche per quattro (Allegri) o cinque (un mister X). Fatto sta che oggi Alberto Zaccheroni e Cesare Prandelli, oltre a giocarsi un pezzo di campionato alla guida di Juventus e Fiorentina, potrebbero porre le basi per la stagione che verrà. Perché la Juve ancora non ha deciso chi sarà il suo condottiero: il tecnico romagnolo ha un'opzione a favore della società buttata lì quasi per caso, mentre Prandelli e la Viola potrebbero anche divorziare consensualmente. A quel punto, proprio il tecnico di Orzinuovi potrebbe tornare a Torino, piazza dove ha giocato e vinto tanto: recentemente Boniperti ha magnificato le sue doti, John Elkann ci sta pensando e, insomma, lo scenario è tutt'altro che impossibile da verificarsi.
«Ho grande rispetto e stima per Prandelli - ha detto ieri Zaccheroni -. È uno dei migliori su piazza, non ci sono dubbi. Il futuro? Non è un tema che mi riguarda. Io ho un contratto fino al 30 giugno e sono qui solamente per centrare gli obiettivi stagionali: il quarto posto in campionato e magari la vittoria dell'Europa League. Io in Nazionale? Non mi candido per nulla». «Fa sempre piacere essere nel mirino di grandi società - le parole di Prandelli -. Ogni volta che sono stato accostato alla Juve, però, non è mai accaduto nulla. E, comunque, io penso solo alla mia squadra e agli impegni che ci aspettano da qui a fine stagione».
Concentrati solo su oggi, quindi, ben sapendo però che entrambe le squadre saranno poi attese in settimana dagli impegni di Champions ed Europa League. «Per come siamo messi e non sapendo su quale organico potrò contare di qui alla fine, andare avanti in Italia e in Europa è una sfida non certamente facile», ammette Zaccheroni. Il quale intanto oggi recupera Iaquinta (ultima partita giocata, proprio contro la Fiorentina, il 17 ottobre scorso) e Poulsen (assente dal 10 gennaio): il primo andrà in panchina, il secondo probabilmente in tribuna. La Juve intanto è sempre in attesa degli squilli di Diego, difeso però a spada tratta da Zac che pure lo ha sostituito nelle ultime cinque partite: «Il suo è un problema esclusivamente fisico, avendo giocato quasi sempre tre partite alla settimana. Il processo di inserimento in una realtà come quella italiana - e in una squadra che ha cambiato sistema di gioco - è lungo: certi meccanismi vanno chiariti bene prima e velocizzati poi. Non basta dire come ci dobbiamo muovere, l'avversario sa leggere quello che facciamo: bisogna fare tutto in fretta e serve tempo».
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