Mario Sechi
da Roma
Se lElefantino barrisce, la Gallina deposita il suo uovo. Non siamo alla guerra dei topi e delle rane della classicità greca, ma per un cronista lo scontro a distanza tra Giuliano Ferrara e Marcello Pera è pur sempre una notizia per la quale val la pena intingere il pennino. Il terreno della contesa è quello del referendum, loggetto dello scontro è la primogenitura dellalleanza laici-cattolici. Ferrara ha trasfigurato il suo Foglio in un giornale dai toni biblici, brandisce la durlindana contro gli infedeli, orna la sua corazza con le insegne prima del Soglio e poi del Figlio, si è fatto profeta del popolo di Cl in processione a Loreto. Dallaltra parte del guado cè Marcello Pera, filosofo laico, coautore con Papa Benedetto XVI di un libro intitolato «Senza radici». Pera è la seconda carica dello Stato che in Senato il Natale scorso ha messo su un presepe e non più il «pagano» abete. Coriandoli di due intelligenze che, misurandosi sullincandescente terreno dei valori morali, sono entrate in rotta di collisione. Il fuoco lha aperto, a sorpresa, Ferrara il day after la disfatta referendaria con unintervista al Corriere della Sera. Barriva lElefantino: «Non sono Pera, che arriva a dir le cose giuste solo dopo aver detto quelle sbagliate. Nelle guerre culturali avere Pera dalla tua parte ti indebolisce». Colpi di zanna, seppur davorio. Passano ventiquattrore, silenzio da Palazzo Madama. Qualcosa però si covava.
E quando sembrava tornato il sereno allimprovviso il gallo canta e la gallina sforna «Luovo di giornata», una rubrica nuova di zecca sul sito Internet della Fondazione Magna Carta (www.magna-carta.it), il pensatoio liberale di cui Marcello Pera è lispiratore. E se prima era una carica di elefanti, ora sono colpi di becco e graffi di ruvida zampa. «Una volta erano i cortei, oggi sono le processioni, ma Giuliano Ferrara è sempre lo stesso. Una volta erano bandiere rosse e striscioni, oggi sono ceri e crocefissi, ma Ferrara è ancora lo stesso» è lincipit di un corsivo che resterà negli annali delle amicizie che finiscono a torte in faccia. E se lElefantino rimproverava a Pera il suo passato, ecco riemergere la Storia di Giuliano: «La strada che lo ha portato da Berlinguer a Craxi, passando a Berlusconi per poi arrivare a Ruini è un percorso dritto, rintracciato con il suo gran fiuto politico, con il suo naso per il potere e per legemonia. Giuliano è un asso nellandare a braccetto con il potere: sbaglia chi gli imputa voltagabbanismi o tradimenti, la sua fedeltà è adamantina, ma le persone non centrano: sono sovrastrutture. Conta la ciccia. Solo attenzione a perdere, si perde anche Giuliano».
Infine, il colpo di piatti, un flash back sul Ferrara non astensionista che con una lettera al cardinal Camillo Ruini il 2 febbraio scorso si lamentava: «Non è così che si mobilitano, prima che le persone, le idee e le motivazioni di una battaglia di ragione, che alla fine si rischia di perdere senza avere nemmeno combattuto». Beccate che celebrano online il tramonto di un sodalizio antico e per Ferrara assai fortunato.
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