nostro inviato a Firenze
Per ora sono rose, con una spina. Ma qui non centra la Nazionale. Luca Toni è ancora a casa sua: si specchia nelle verdi colline di Firenze, ingresso a Coverciano inseguito dagli applausi, alla faccia degli juventini che hanno fatto esaurire le riserve di fischi. Primo giorno di scuola di una storia che, qualche anno fa, neppur sognava. Oggi è il top dei top fra i goleador italiani, la scarpa doro fra quelli europei, centravanti in attesa di consacrazione, di una telefonata del suo presidente e magari di unincursione dei magistrati. No, lui non centra niente (però mai dire mai), ma il primo pensiero va a quella storia lì, che tocca anche Firenze.
Quando Toni parla, squadra e commissari (Rossi e Lippi) si sono già guardati negli occhi. Ed allora meglio toglier subito il dente... Che dire? Che fare? Risposta pronta e sicura: «LItalia chiede che venga fatta giustizia e chi ha sbagliato deve pagare». Già, ma la Fiorentina? «Il presidente ha detto di stare tranquilli». E in questo caso il soggetto era Della Valle. Vero, ma cè tranquillità e tranquillità. Questa nazionale deve giocarsi un mondiale cercando di evitare figuracce. Magari dovrà sorbirsi insulti. Ce la farà? Risposta a sorriso smorzato: «Vedremo al momento. Se ci insulteranno vedremo sul campo. Sappiamo di avere gli occhi addosso. Dobbiamo mantenere la serenità».
Facile a dirsi, più difficile realizzarsi. Perché questa è (era) lItalia del calcio spettacolo ma anche di tutto quanto fa spettacolo. Abbiamo già visto le invasioni barbariche di polizia e affini al Giro dItalia, il fruga-fruga in casa di atleti dogni sport. Manca solo un bel: «fermi tutti» nel ritiro della Nazionale. Toni non se laspetta, ma lo mette in preventivo. Ne hanno già parlato fra compagni: «Se arrivano i magistrati non cè nessun problema. Limportante è fare chiarezza. Se vogliono, ben vengano». Segue difesa dufficio per Lippi, che non centra, per ora, con le incursioni di sui sopra: «Il nostro allenatore ha la piena fiducia di tutti. Io gli devo tanto, non vedo perché fare polemiche».
Ecco, la spina di Toni è proprio unaltra. Firenze gli sta stretta o, forse, lo stipendio, nonostante un contratto di tre anni. È consistente il pericolo di vedere fortemente punita la squadra, causa le nefandezze dellarbitro De Santis. Cè qualcosa che non va nei rapporti. Cè lInter che spinge per averlo. Ed allora il bomber torna al gioco dattacco: «Ci sono cose che non mi tornano, voglio parlare con il presidente Della Valle: parlargli in persona, non attraverso il procuratore. Può bastare una telefonata, anche se lunga. So davere un contratto, ma a 29 anni ho dimostrato qualcosa.
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