Grazie alla consueta mediazione del solito Gianni Letta, anche il caso Prestigiacomo viene definitivamente archiviato. È lo stesso ministro dell’Ambiente ad annunciarlo in un’intervista esclusiva a Chi, oggi in edicola: «L’incidente è chiuso», ha detto dopo aver minacciato di lasciare il Pdl lo scorso 22 dicembre. «Finiamola con questa storia delle mie lacrime... che non ci sono nemmeno state - giura il ministro -. Finiamola con la psicologia femminile da rotocalco. Ho sollevato un problema politico. Solo che, per certa stampa, se il problema è dei ministri uomini è un problema politico, se si parla di ambiente o istruzione è un problema da donne». Berlusconi aveva in parte giustificato il gesto della Prestigiacomo e il ministro ricambia la cortesia: «Ringrazio il presidente per gli apprezzamenti e, sì, condivido - conclude la Prestigiacomo -. Soprattutto il fatto che Berlusconi non ci chieda di cambiare il nostro carattere».
Di certo, però, la sparata del ministro siciliano proprio a pochi giorni dal voto di fiducia, e soprattutto in un momento delicatissimo come questo, non ha fatto piacere al Cavaliere. Tanto è vero che a metterci una pezza allo sbrego della Prestigiacomo è stato delegato Letta che, in un summit con il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, ha cercato di placare gli animi. Animi surriscaldati a dismisura dopo che il ministro, in Aula, aveva chiesto alla maggioranza di rispedire in commissione un provvedimento teso ad agevolare le microimprese. Il casus belli ha riguardato l’articolo 5 che concede ai cassaintegrati o ai lavoratori in mobilità che decidono di mettersi in proprio una deroga alla tenuta dei registri per i rifiuti normali. Una facilitazione burocratica che riguarda soltanto il biennio 2011-2012 e che comunque impegna al rispetto delle normative europee in materia. Il ministro però, che chiedeva un ulteriore rinvio in commissione della norma, è stata bocciata dalla maggioranza a cui s’è aggiunta pure l’Udc. Da qui l’ira funesta della Prestigiacomo e il suo j’accuse: «Mi sono ritrovata una norma di cui non sapevo nulla, uscita guarda caso dalla commissione Lavoro, quella di Silvano Moffa, che ci teneva moltissimo...».
Accuse che sia Moffa sia il relatore del provvedimento in questione, Nino Foti, respingono al mittente. Moffa: «Stiamo parlando di aiuti fiscali al cassaintegrato che decide di diventare pizzaiolo, sarto, barbiere o imbianchino. Non di aziende che producono tonnellate di rifiuti pericolosi». E l’onorevole Foti: «Per quale motivo il ministro ha espresso soltanto il 22 dicembre le sue perplessità, dopo 18 mesi di iter legislativo del provvedimento, dopo sette volte in cui lo stesso è stato all’ordine del giorno in Aula e numerosissime volte in Commissione, senza mai esser stato contestato? Perché era così impreparata sull’argomento?».
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