Il prestito-ponte sarà rimborsato dalla «bad company»

Il giorno dopo il salvataggio in extremis, su Alitalia la parola passa alla politica, aspettando le decisioni del commissario Augusto Fantozzi, che domani inizierà l’esame dell’offerta Cai, e di Bruxelles, che deve dare l’ok al prestito ponte da 300 milioni di cui la Compagnia aerea italiana non intende farsi carico.
L’orientamento che emerge è quello di considerarlo aiuto di Stato «illegittimo», ma la cui restituzione spetta non a Cai, bensì alla «bad company». Questa è la proposta che la direzione generale dei Trasporti e dell’Energia della Commissione europea, diretta da Antonio Tajani, ha presentato al collegio dei commissari Ue, basata sul presupposto che fra la vecchia compagnia e quella che nascerà c’è «discontinuità». La cordata guidata da Roberto Colaninno sarebbe così libera da vincoli e verrebbe quindi soddisfatta una delle condizioni poste dalla Cai nella sua offerta vincolante per l’acquisto di Alitalia. Secondo quanto si apprende a Bruxelles, inoltre, gli altri servizi della Commissione finora non hanno sollevato obiezioni sull’orientamento della direzione Trasporti.
Solamente gli uffici dell’Antitrust comunitario avrebbero chiesto «chiarimenti» circa il prezzo dell’operazione. Perplessità che, riferiscono tuttavia le stesse fonti, sarebbero state superate.
Il prestito, poi, potrà venire rimborsato dalla «bad company» attraverso la cessione degli asset, come ha spiegato il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Altero Matteoli: «È un problema che riguarda la vecchia Alitalia. E siccome la vecchia Alitalia incasserà soldi da Cai il commissario potrà vendere aerei, proprietà di Alitalia, farà fronte e restituirà al governo italiano questi soldi».
Quanto alla scelta di un partner straniero - che dovrebbe essere annunciata il 12 novembre, secondo indiscrezioni dei media francesi - Matteoli ha detto che «la compagnia straniera non può prendere più del 20%. È però «indispensabile che ci sia questo accordo», ma «non è un compito del governo stabilire con chi farlo». Dal canto suo, il leader della Lega e ministro delle Riforme, Umberto Bossi, spera che «l’accordo lo faranno con i tedeschi», auspicando anche che Berlusconi «scenda in campo e si faccia un tavolo il più rapidamente possibile con la Cai e i tedeschi per Malpensa».
Intanto, si moltiplicano da parte del mondo politico gli appelli alla ragionevolezza, rivolti a piloti e hostess, che continuano a rifiutare l’accordo. «Il mio auspicio è che i piloti e il personale navigante, che rappresentano certamente una risorsa, si assumano al pari degli altri una responsabilità e consentano la nascita della nuova compagnia e il decollo di questa nuova fase del trasporto aereo», ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
E il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi si appella ai sindacati autonomi «alla loro responsabilità, affinché vogliano accompagnare positivamente il percorso che resta per la costruzione della nuova compagnia». Italo Bocchino, presidente vicario del Pdl alla Camera, esorta piloti e hostess a accantonare «l’egoismo corporativo» e firmare.


Dall’opposizione, invece, arrivano le critiche all’offerta di Cai: «Troppo debole», sostiene il responsabile dell’economia del Pd, Pierluigi Bersani. Mentre per Antonio Di Pietro, presidente dell’Italia dei valori, «gli unici a pagare saranno i contribuenti».

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