Pretese materne Poveri bimbi, che mangiano grana padano

Non ci sono più le stagioni. La frutta non sa più di frutta. E il grana padano è una turlupinatura. Così riferiva, con la puntualità di sempre, Repubblica di ieri, in un pezzo che si snocciolava sotto un titolo evocativo: «Scuola, la class action contro le mense. Il cibo di Milano Ristorazione è cattivo». A parte che sarebbe già sufficientemente edificante fermare un genitore qualsiasi, in una qualsiasi strada di Milano, e domandargli, a bruciapelo: che cos’è una class action, per ascoltare interessanti risposte, ma la questione è un'altra.
È una questione di primo, secondo e dessert. Che i bambini e gli adolescenti di Milano non riescono evidentemente a digerire. E così, per questo motivo, i loro genitori si sono radunati in millecinquecento in quella sorta di consiglio di guerra che è o dovrebbe essere la «class action» e hanno incrociato le posate per dichiarare guerra al Comune e contestare quanto viene servito nelle mense scolastiche.
Sapete che cosa c’è che non va dentro gli illustri piatti studenteschi? Il grana padano, per esempio. Che viene grattugiato o, peggio, surrettiziamente infilato nelle pietanze al posto del parmigiano reggiano. Ma come? Un prodotto, Dop tutelato da un Consorzio ad hoc, ricca fonte di vitamina B12, ideale anche per chi segue una dieta vegetariana adesso, improvvisamente fa schifo perché da qualche arriccianaso è considerato un parente povero del parmigiano reggiano? Con che coraggio si domanderebbe anche il peggiore degli chef si può mescolare assieme, nella padellata dei delitti gastronomici che, secondo la class action, verrebbero quotidianamente perpetrati contro gli scolari milanesi, il grano padano, il tonno pescato nelle Filippine e spacciato per pesce europeo, la frutta fresca sostituita con succhi in scatola pieni di conservanti, di lasagne fatte con frattaglie di carne? Il piatto piange, forse.
Ma c’è qualcosa che non torna se il grana padano diventa improvvisamente out e va a costituire motivo di scontro politico. È vero che dalla Francia abbiamo importato da tempo la cosiddetta gauche caviar, quella certa sinistra cioè, che quando apre bocca lancia proclami in nome del popolo e a difesa del popolo, ma quando la chiude inghiotte cucchiate di beluga e assapora il retrogusto di qualche barricato per pochi intimi, ma non vorremmo mica far deragliare i nostri pargoli fin dall’età dell’ex innocenza? «Mangia 'sta minestra o salta sta'finestra» ci ripetevano, con una discreta violenza verbale, cui peraltro nessuno, all'epoca faceva caso, le nostre nonne. Oggi che i mezzi ci sono, checchè ne dica la gauche caviar, forse sarebbe meglio accontentarci. Persino del grana padano.

Visto che non è un topicida ma un ottimo e sano formaggio. E aspettare ancora qualche anno prima di arrivare alla grande svolta: quando nelle mense scolastiche milanesi verranno finalmente serviti brodo di giuggiole e risottini al tartufo.

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