Come previsto: la «A» è un’influenza di serie B

L’allarmismo è uno starnuto infettivo. L’influenza contagia le organizzazioni sanitarie mondiali, contagiati i ministri stranieri, contagiata la Casa Bianca, contagiati i giornali, contagiate le tv, contagiate star del cinema e della tv. La pandemia dell’informazione sbagliata e del terrore psicologico. L’influenza che doveva ammazzarci tutti ha ucciso solo la credibilità di chi ha creduto che fosse la peste globale degli anni Duemila. Allora oggi si faticherà a trovare traccia dell’ultimo aggiornamento su questo male stagionale spacciato per catastrofe umanitaria. Eccola, la novità: «Siamo con tutta probabilità di fronte alla più leggera pandemia della storia finora registrata». Un’influenzina. Qualcuno l’aveva previsto, ma era stato sbeffeggiato. Ora però lo dice Harvard, cioè l’università più chic del mondo, quella considerata la fonte suprema di scienza e coscienza dagli stessi che per mesi ci hanno terrorizzati con il virus A/H1N1, il mondo radical chic che l’ha bollata come la giusta punizione divina per un pianeta ammalato nelle viscere dalla corruzione morale, economica, affettiva, clinica e sociale.
Non ci sarà spazio per Harvard, oggi. E neanche per gli altri. Non per il rapporto pubblicato sulla rivista scientifica PLoS Medicine. Dice che «se l’andamento dell’infezione continuerà come è stato sinora, si potrà dire che si è trattata di un’epidemia di media intensità». Niente spazio anche per l’università di Seattle, che sta calcolando il rapporto tra casi di influenza A e mortalità: «Questo rapporto tra casi sintomatici e decessi appare sinora più basso che nelle precedenti tre pandemie». Non troverete niente di tutto questo oggi. Perché la verità non piace a chi ha fatto gli applausi a Barack Obama quando ha dichiarato lo stato d’emergenza nazionale per l’influenza A. Era troppo complicato spiegare il perché: il presidente Usa voleva cercare una via d’uscita semplice per i guai che la riforma sanitaria gli avrebbe creato con i grandi gruppi farmaceutici: lo stato d’emergenza per il virus che per tutti i media mondiali era inarrestabile era una ricompensa per chi ci avrebbe potuto rimettere pacchi di miliardi con la nuova sanità pubblica americana. Invece no: Obama e tutti gli altri governi che hanno trasformato il contagio da virus A in una potenziale guerra di terza generazione, sono diventati idoli. Chi invece ha tranquillizzato la gente è diventato uno che sottovaluta i rischi. La perversione del contagio dell’allarmismo è sempre la stessa: più fai paura alla gente, più sei bravo. La follia è la regola, come se vivessimo tutti in Deep Impact o in 2012, o in qualunque altro film catastrofista. Però al cinema finisce sempre bene, qui nella realtà, si fa a gara per essere il primo a dire «io l’avevo detto» davanti al cadavere. Adesso i cadaveri ci sono, però purtroppo per loro e per fortuna nostra, sono pochi. Secondo i calcoli fatti ad Harvard, i morti a causa dell’influenza A potrebbero oscillare tra 10mila e 15mila e, solo nello scenario più grave e al momento meno probabile, potrebbero giungere a 60mila. La scorsa estate le previsioni dello stesso governo Usa avevano indicato un possibile numero di decessi per la pandemia tra 30mila e 90mila. In Italia oggi le vittime sono 137. L’anno scorso per l’influenza stagionale erano state trecento. Più del doppio, però tutti zitti, tutti ingabbiati nel terrore del virus incontrollabile: mascherine per le strade, autobus con le pubblicità dei detergenti-igienizzanti per mani, bustine di Amuchina in vendita persino al bar, in discoteca, dal fruttivendolo. Il business della paura, perché il virus A spaventa sempre.
Li vedete i fan della malattia globale pronti a imbracciare le pale per seppellire i contagiati pur di avere ragione. Continueranno ad alimentare sospetti e timori, ansie e preoccupazioni: «I bambini, le donne incinte, i giovani sotto i trent’anni sono le categorie più a rischio». Così, per mettere la popolazione mondiale a suo agio. Giusto? «Influenza ci sarà un altro picco dopo le feste di Natale». Diranno così, molto presto. Anzi hanno già cominciato. Esperti, pseudoesperti, burocrati dell’Oms, funzionari e commissari di malaffare. Ma è il virus stagionale o quello «A»? Non specificare è l’arma per non far abbassare la guardia: la gente deve avere terrore anche se non ce n’è bisogno.

Adesso che c’è qualcuno che minimizza, stronca e declassa questa influenza a malanno di stagione i tifosi della morte da contagio sembrano delusi e tacciono: nessuno dice che le regioni restituiscono i vaccini perché non c’è domanda, nessuno ripete che ci sono interi Stati pronti a derubricare la malattia e a riclassificare tutto chiedendo scusa per il disagio creato ai cittadini. Il silenzio dei colpevoli. Meglio non diffondere tranquillità, rovina i piani.

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