«Sono preoccupato per linflazione, cè il forte rischio che al termine della crisi possa diventare galoppante, come ci mostra la storia». A Jean-Claude Juncker, presidente dellEurogruppo, piace ragionare in prospettiva. Solo guardando in avanti, infatti, si può intravvedere un potenziale pericolo inflazionistico. Di cui ora non cè nessuna traccia in Italia, dove i prezzi al consumo sono schiacciati ai minimi da 40 anni. Era infatti dal febbraio 1969 che linflazione non si attestava, come è avvenuto in marzo secondo i dati preliminari diffusi ieri dallIstat, all1,2% annuo in seguito a un aumento mensile dello 0,1 per cento. Alcuni analisti non escludono un livello di inflazione appiattito o addirittura sotto lo zero verso luglio, e una lenta risalita - ma poco sopra l1% - in autunno a patto che il petrolio si mantenga sui valori attuali. E anche nellUnione monetaria linflazione è crollata questo mese ai minimi da mezzo secolo a questa parte, allo 0,6% annuo contro l1,2% di febbraio.
La miglior spia di uninflazione spuntata, del resto, è la Bce, pronta domani a rimettere mano alle leve dei tassi come antidoto alla crisi. Dalla riunione di Francoforte è atteso un taglio di un altro mezzo punto, una mossa peraltro richiesta ieri dallOcse, destinata a portare il costo del denaro all1%, il punto più basso mai toccato nella storia di Eurolandia. La forbice nei confronti degli Stati Uniti, dove la forchetta è compresa tra da zero e 0,25%, si va dunque accorciando. Jean-Claude Trichet, numero uno della Bce, ha più volte ripetuto di non voler seguire la strada di politica monetaria intrapresa dal collega Ben Bernanke, perché considerata «controproducente».
LOcse, inoltre, chiede alla banca centrale di agire non solo sul versante tassi, ma anche con «misure di accomodamento quantitativo» tese a sostenere la domanda. In questo modo lorganizzazione di Parigi auspica che la Bce proceda su sentieri simili a quelli già intrapresi dalla Fed e dalla Banca dInghilterra.
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