Prigionieri in casa, fuori ci sono i rom

Prigionieri del campo rom di via di Salone. Prigionieri in casa propria per giunta. Tormentati dalle continue prepotenze e dagli incessanti soprusi. E questo solo perché la famiglia C. (che preferisce mantenere l’anonimato), è la proprietaria di un appezzamento di terreno con tanto di villino bifamiliare a due passi dell’area dove sorge il più grande campo nomadi d’Europa. E da 11 anni ormai, ossia da quando sono arrivate le prime roulotte e piano piano si sono stabilite nella zona affollandola a dismisura, non è libera di lasciare la propria casa tanto per una vacanza estiva quanto per un week end. «Ma non conviene nemmeno lasciare casa sola per qualche ora e andare a fare la spesa, è meglio che - confida A.C. - rimanga qualcuno di guardia per evitare che dal campo aprano un varco nella rete e si insinuino nella proprietà e arrivino all’abitazione».
Questo modo di fare l’hanno imparato a proprie spese. Dopo aver subito saccheggi e furti di ogni genere e presentato esposti e denunce, contro ignoti ovviamente, hanno deciso che la strada migliore da battere era quella di sorvegliare da soli la proprietà. Anche se questa non si è rivelata una soluzione. Già, la soluzione sarebbe quella di monitorare il campo e chi vi alberga in modo che non possa nuocere a chi abita nei paraggi se non addirittura «smantellarlo completamente perché per estensione non è affatto controllabile tantomeno ci si può fidare del fatto che chi ci vive - commenta A.C. - sia in regola con i documenti, come del resto abbiamo visto tante e tante volte. Sappiamo bene che chi ha regolare permesso di soggiornarvi con una roulotte affitta e subaffitta a clandestini un giaciglio per la notte. E chi non è in regola spesso si scopre che vive di espedienti. È facile che il campo si sia trasformato negli anni nel ricettacolo del malaffare, altrimenti non avremmo subito soprusi e angherie senza sosta». Racconta la famiglia C. che da un giorno a un altro, la scorsa primavera così come quelle precedenti, si è ritrovata a fare i conti con gli alberi da frutta completamente depredati, l’orto divelto e gli ortaggi saccheggiati. D’inverno invece viene preso di mira il rimessaggio del legname che oltre al gas viene usato per il riscaldamento. «Due inverni fa sono state portate via durante una sola notte svariati quintali di legna da ardere per cui abbiamo imparato ad acquistarne un po’ per volta anche se, si sa, - ci dicono - in questo caso il prezzo è più alto. Ma preferiamo usare qualche accorgimento per essere meno spaventati». Già perché ogni volta che accade un episodio di questo genere assieme alla collera arriva lo spavento: «come quando per dispetto è stata divelta completamente la caldaia del gas e - raccontano - recisi di netto sia i cavi che l’alimentavano sia i tubi di carburazione».

Ma assieme a questi fatti incresciosi appartengono all’ordinarietà quotidiana anche dispetti di altro genere: «non mancano continui lasciti di escrementi umani attorno alla recinzione e al cancello della casa che già adesso con il primo sole emanano un odore nauseabondo anche a qualche metro». Ora la famiglia C. confida nell’impegno che sul problema rom il sindaco Alemanno ha preso con i cittadini.

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