Primarie per il Campidoglio, c’è il sì di Fini

L’azzurro Giro: «Se per An e Udc è l’unico modo per giungere a un candidato unico ne prenderemo atto»

Stefania Scarpa

Un uomo solo al comando. Per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non ci sono dubbi: la Casa delle Libertà deve avere un solo candidato al Campidoglio. Lo aveva già fatto capire nei giorni scorsi, lo ha ribadito ieri: «Attendo con fiducia che si trovi un accordo», ha detto ieri il premier, che però ha anche precisato che non c’è nessun diktat. Insomma, se l’accordo si trova bene, altrimenti...
Altrimenti? L’idea ormai c’è e Alleanza Nazionale lo va dicendo da giorni: le primarie. Ieri il testimonial d’eccezione di questa formula è stato il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, che dopo avere definito le candidature sinora sul tavolo, quelle di Mario Baccini e di Gianni Alemanno «entrambi autorevoli», ha messo le carte in tavola: «È giusto arrivare a un candidato unitario - ha detto Fini - ma questo non può essere imposto. Non ci può essere unitarietà se non c’è una rinuncia volontaria. L’idea delle primarie, visto che è stata lanciata, va seguita».
Qualcosa in più si saprà oggi, dopo che si sarà svolto il vertice dei leader locali di Forza Italia. All’incontro, convocato a via dell’Umiltà, parteciperanno i dirigenti locali e i parlamentari eletti nella circoscrizione «Lazio 1». Forza Italia inizia così a svolgere quel ruolo di ago della bilancia tra An e Udc che molti hanno sollecitato. «In Forza Italia - afferma il responsabile azzurro della campagna elettorale nel Lazio, Giorgio Simeoni - non tutti la pensano allo stesso modo rispetto alle primarie e io personalmente sono scettico perché le considero come la resa della classe politica. Inoltre non essendo di legge, come in America, temo che si risolvano in pastrocchi, come si sono rivelate quelle dell’Unione. Resto comunque aperto a qualsiasi decisione». La discussione sulle primarie sarà strettamente legata a quella sull’opportunità di Forza Italia di schierare un suo candidato, accanto a quelli di An e Udc, nonostante il premier nei giorni scorsi avesse escluso la corsa di un esponente azzurro.
Più possibilista sulle primarie è invece Francesco Giro, consigliere politico del coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi, che in una nota sintetizza la linea di tutto il partito: «Forza Italia si riconosce nell’appello all’unità di Silvio Berlusconi e conferma la sua disponibilità a sostenere un candidato unico a sindaco di Roma da scegliere tra i ministri Baccini e Alemanno», entrambe candidature «legittime e autorevoli, verso le quali non abbiamo alcun preconcetto ma che ragionevolmente dovranno risolversi in una scelta unitaria». E le primarie? «Se per raggiungere l’obiettivo di una candidatura unitaria sia Alleanza nazionale che l’Udc, attraverso i loro rispettivi leader nazionali, sono giunti a condividere la necessità di ricorrere allo strumento, a dire il vero inedito per la nostra tradizione politica, delle primarie, Forza Italia non potrà che tenerne conto e rispettare questa soluzione». Insomma: le primarie potrebbero essere un male necessario, ma «resta il fermo convincimento che sia ancora possibile ovviare a questo passaggio e tentare una scelta unitaria fin da subito».
Ma intanto An insiste sulle primarie. «Ritengo che siano l’unico strumento per evitare dispersioni di energie», dice Piergiorgio Benvenuti, capogruppo di An in consiglio provinciale.

«Le avevo proposte già dal 20 gennaio», ricorda Giuseppe Sorrenti, consigliere di An nel IV municipio. E Luca Aubert, consigliere municipale del XVII di Forza Italia, arriva a proporle anche per la scelta dei candidati alla presidenza dei municipi.

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