Era steso sul lettino, quasi completamente denudato, un laccio emostatico stretto attorno al collo, la cannula di una flebo ancora inserita in vena. Per togliersi la vita Nicola Cerulli, classe 1934, docente universitario, primario della Clinica Urologica al Policlinico Umberto I, ha scelto proprio il suo reparto. Prima ha fatto incetta di farmaci da un armadietto, poi si è chiuso dentro il suo studio e, quindi, ha messo in atto la sua pratica di morte. Quando infermieri e sanitari del turno di notte, intorno alle 22,30 di mercoledì, insospettiti per la sua assenza in corsia, hanno bussato alla porta, per il luminare non cera più nulla da fare. «Non lo vedevamo da ore - hanno raccontato alla polizia accorsa sul posto -. Qualcuno, però, laveva visto entrare nella sua stanza, al quarto piano. Alla fine abbiamo chiamato la vigilanza. Le guardie giurate hanno aperto e ci siamo trovati di fronte alla terribile scena». Forse Cerulli ha prima ingerito dei calmanti, poi sè spogliato, quindi sè iniettato direttamente in una vena centrale una soluzione ricca di potassio. «Sostanza - chiariscono i sanitari - che in grandi quantità o allo stato puro può provocare larresto cardiaco immediato». Il laccio emostatico attorno al collo? Da solo Cerulli non avrebbe potuto avere la forza di stringerlo al punto di soffocarsi; forse aveva tentato e non cera riuscito, oppure ha cercato in questo modo di bloccare parte della circolazione e di fare arrivare prima il sangue avvelenato al cuore. Un elemento, quello del laccio, che aveva fatto anche pensare, inizialmente, a unipotesi diversa da quella del suicidio. Sarà, comunque, lautopsia a chiarire ogni dubbio sulla dinamica.
Pare che il professor Cerulli fosse angosciato allidea di dovere andare presto in pensione. Recentemente aveva ottenuto una «proroga»: ancora un anno alla guida della Divisione dUrologia. Ma di lasciare la Clinica e il mondo universitario per cui sera speso da sempre, non ne voleva proprio sapere. La medicina era la sua vita. Medico è il figlio, chirurgo maxillo-facciale; ricercatore al Policlinico e consulente delle Asl pugliesi, il fratello, Costantino. La figlia, piombata immediatamente in clinica mercoledì sera, raccontava di quella «passione», del dolore del padre per la perdita di amici e familiari per lavanzare delletà.
(Ha collaborato Emilio Orlando)
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