Caserta - Non sono bastati 1364 commi. Per rendere operativa la legge finanziaria, per farle produrre gli effetti sul bilancio dello Stato e tradurre in pratica i 40 miliardi di manovra, servono - dice Enrico Letta - altri «414 adempimenti» amministrativi. Esolo a livello nazionale, precisa il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Vuol dire che nei prossimi mesi il governo deve introdurre tre adempimenti ogni due giorni lavorativi. Un numero così grande di leggi, leggine, decreti e circolari che Romano Prodi lo sbaglia. «Per proseguire il lavoro fatto con la finanziaria - commenta - dobbiamo varare 340 ulteriori provvedimenti». Eppure, un attimo prima il suo braccio destro a Palazzo Chigi li aveva quantificati in 414. Come a dire: non c'è tempo per le riforme, nemmeno quelle delle pensioni. E di fronte al pressing della Margherita a favore di una riforma della previdenza: «Dobbiamo evitare lo scontro generazionale», dice la Bindi; «non nascondiamoci dietro un dito, è ipocrita dire che non ci sono differenze profonde fra riformisti e radicali», incalza Gentiloni; tesi sostenute anche da Amato, Tommaso Padoa- Schioppa, frena: «Il vero punto sono gli ammortizzatori sociali ed il nuovo welfare». Al punto che Prodi commenta, «la riforma delle pensioni non è fra gli interventi immediati». Singolare, però, che lo stop alla riforma delle pensioni e l'annuncio sul numero degli atti amministrativi esca proprio a Caserta, dove l'argomento «forte» del seminario dovrebbe essere la crescita economica. E se l'Italia cresce poco - osserva Padoa-Schioppa - la colpa, insieme «all' inefficienza della pubblica amministrazione, ai bassi livelli occupazionali di donne e gente meridionale con un'età compresa fra i 55 e 64 anni», è proprio «della regolamentazione penalizzante ». Al punto che per combatterla, il ministro Nicolais ha anche in mente un provvedimento sulla semplificazione amministrativa. Insomma, da una parte il governo dice di voler combattere la burocrazia, dall'altra la appesantisce con 414 nuovi atti amministrativi per applicare la finanziaria. E senza questi atti, niente 40 miliardi di manovra. Fra l'altro il record degli «adempimenti» vengono proprio dal ministero dell'Economia: 133. Cioè, li dovrà firmare proprio quel Padoa- Schioppa che ritiene come la regolamentazione eccessiva penalizzi la crescita. Ma a tenere banco a Caserta nei conciliaboli (rigorosamente a porte chiuse) non è soltanto questa apparente contraddizione sul ruolo della burocrazia, è anche il miglioramento del deficit del 2006, certificato dall'Istat, e sceso al 2,5% del pil al netto delle una tantum caricate dal governo. Il ministro dell'Economia non ne fa cenno nel suo intervento. Sa benissimo che se dovesse affrontare l'argomento, Rifondazione comunista ed i Comunisti italiani scatterebbero con l'elenco della spesa. Solo un vago riferimento: non è un problema di spendere di più - dice Padoa-Schioppa - ma di spendere meglio. Giordano e Dilibertonemmeno lo fanno finire che fanno sapere che l'andamento dei conti pubblici è tale da consentire un aumento delle pensioni minime ed un rapido rinnovo dei contratti pubblici. E l'argomento viene cavalcato anche da Ds e Margherita. Il motto è: i soldi ci sono, è ora di spenderli. Prodi prova a far finta di non sentire le sirene del «deficit spending». Ma fino ad un certo punto. Così in un briefing serale preferisce calcare l'attenzione sulle liberalizzazioni e sul riordino amministrativo quale volano per la crescita, invece delle riforme. In compenso, annuncia che intende dar seguito alla fusione dei tre enti previdenziali (Inail, Inps, Inpdap): ipotesi entrata ed uscita mille volte dalle diverse versioni della finanziaria. Poi, come volesse offrire il proscenio a tutti, ricorda (ad uso di Di Pietro) che strumenti per favorire la crescita sono le infrastrutture: «Bisogna proseguire con i progetti approvati. Non si possono lasciare i fondi inutilizzati».
Ad uso di Capezzone, cita il progetto per ridurre ad un solo giorno il tempo necessario per aprire una società. Ad uso di Mastella, ricorda il progetto di riforma del processo civile, e lo fa rientrare fra gli strumenti a favore della crescita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.