Il primo Beethoven non si scorda mai

All’intervistatore che domandava a Martha Argerich - in una cupa e fredda giornata invernale belga che metteva una gran tristezza - se c’era un autore in grado di procurarle gioia, la grande pianista rispondeva, senza esitare, e quasi riprendendosi dalla cupa atmosfera: «Beethoven. È un amore di gioventù che ora ritrovo. Sto per suonare il suo Primo concerto per pianoforte e orchestra; tra breve registrerò con Claudio Abbado sul podio, il Terzo, a Ferrara; e più avanti suonerò in Giappone il Quinto. Tutte opere che non suono da molto tempo». «Il mio amico Nelson Freire che conosco da sempre e che ha spesso intuizioni folgoranti in cose che mi riguardano - continuava la pianista nella medesima bella quanto rara intervista di qualche anno fa ( Le monde de la Musique, Febbraio 2004) - mi ha consigliato di studiare le Variazioni Diabelli. È andato a comprarmi lo spartito, ma io l’ho perduto. Comunque ho deciso di studiare alcune sonate di Beethoven, come l’Op. 110, che suonavo spesso da giovane ed ora non più. Brahms no. Lo suono , ma non mi sento attratta dalla sua musica. Molte giovani pianiste , invece, l’amano - le giovani donne amano spesso uomini maturi; io non mi sono mai innamorata di vecchi». Dunque Martha Argerich , da qualche anno ha deciso di tornare a Beethoven, suo primo amore e amore di gioventù.
Anche a Roma, questo fine settimana, per la stagione sinfonica di Santa Cecilia e diretta da Antonio Pappano, porta Beethoven (Primo concerto per pianoforte e orchestra) e, complice la sua musica, si incontrerà per la prima volta con Antonio Pappano. Due personalità in apparenza lontane, quanto possono esserlo un direttore che viene dall’Opera e che l’Opera ama con tutto se stesso, e una pianista, poco teatrale sulla scena e nella vita, timida timidissima di carattere, ma capace di captare il pubblico più di chiunque altro, come sa fare non tanto uno strumentista, quanto un cantante dalla voce ammaliante.
Ma, a ben riflettere, con più d’un elemento in comune . Il primo è che sono ambedue personalità ricche di temperamento; impastate di musica si direbbe; incapaci di vivere alla giornata, affidandosi alla routine; ambedue restie - sono rare le interviste dei due, anche se Pappano qualcuna in più l’ha rilasciata ; totalmente prese dal loro lavoro: Pappano sembra non aver mai tempo fra prove audizioni, studio ecc.., come pure la Argerich che si è lanciata a capofitto nella sua nuova occupazione di insegnante e curatrice di giovani musicisti (quella bella fanciulla che suonava nel corso della cerimonia del giuramento di Obama, e che si chiama Gabriella Montero, è una delle ormai numerose sue creature).
Insomma il loro primo incontro promette bene, specie quando si realizza attraverso un concerto ricco di sorprese, come il Primo di Beethoven, non sempre apprezzato, di cui Arturo Benedetti Michelangeli (con il quale la Argerich ebbe un fugace incontro, all’età di quindici anni, ad Arezzo, senza nessuna conseguenza né umana né professionale) lasciandoci una registrazione memorabile, con la direzione di Carlo Maria Giulini, ha ribaltato anche le prospettive musicologiche.


Nel programma del concerto figura anche una prima assoluta: Danzario, per orchestra di Riccardo Panfili; e la notissima Quinta sinfonia di Dimitrij Sciostakovic.
Auditorium. Sala Santa Cecilia. Oggi alle 18 e in replica lunedì 9 (ore 21), martedì 10 (ore 19.30). Info: 06.8082058.

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