Il primo cittadino coinvolto nello scandalo sui farmaci

Meno di un mese dall’elezione al primo avviso di garanzia. È un primato quello del neosindaco pd di Ivrea, Carlo Della Pepa. Il suo nome è finito con quello di altri 29 indagati nell’ultimo scandalo farmaci. Il quarantaseienne primo cittadino eletto con il centrosinistra, però, non è stato coinvolto come amministratore ma come ricercatore della farmacologia di Torino. Indagato insieme a dirigenti di case farmaceutiche che avrebbero pagato tangenti ad alcuni procuratori dell’Aifa (l’Agenzia italiana per l’approvazione e la sorveglianza sui farmaci) per ottenere controlli di comodo su prodotti medicinali da mettere in circolazione.
L’inchiesta è quella condotta dal procuratore torinese Raffaele Guariniello, che ha firmato venti ordinanze cautelari dopo due anni di indagini. I provvedimenti riguardano Pasqualino Rossi, rappresentante dell’Aifa presso l’Agenzia europea del farmaco (Emea) e Antonella Bove (domiciliari). Altre ordinanze (tre in carcere, tre in casa) riguardano procuratori delle aziende: Matteo Mantovani, Sante Di Renzo, Mario Umbri, Piera Campanella e Francesca Fiorenza. Un sesto manager è ancora ricercato e sarebbe all’estero.
Sentito dai magistrati torinesi in trasferta a Roma, Rossi ha ammesso le regalie (almeno quattro, come un paio di viaggi, il rifacimento di una finestra, l’acquisto di un mobile) di cui lo accusano gli inquirenti. Contro l’indagato, del resto, ci sono numerose intercettazioni: «Pensavo fossero delle banalità - si è giustificato Rossi - ma io, comunque, non ho mai fatto cose contrarie ai doveri d’ufficio».

Ai magistrati, il dirigente Aifa ha spiegato che in cambio di queste dazioni veicolava in anticipo rispetto ai tempi informazioni sullo stato delle pratiche di medicinali. La difesa ha chiesto al gip di revocare la misura cautelare o di concedere gli arresti domiciliari.

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