Primo sabato sera anti alcol. Ma nessuno lo sa

In vigore dallo scorso weekend il «codice etico» delle discoteche, ma in molti locali non è cambiato nulla. Il popolo della notte: "Che cos’è?". Si beve come sempre al disco bar, se guidi o no non importa

Primo sabato sera anti alcol. Ma nessuno lo sa

Milano - Doveva essere il weekend del decollo per l’accordo contro lo sballo del sabato sera. Ma la partenza è stata lenta. Più lenta delle auto sfrecciate nella Bassa Padana alla fine di un altro weekend nelle fabbriche del divertimento. A mancare è stata soprattutto la capacità di dare peso e credibilità alla campagna a cui le associazioni dell’intrattenimento notturno hanno aderito con entusiasmo molto maggiore dei gestori dei locali che rappresentano. Basta un giro sui siti web delle grandi discoteche: in tantissimi neanche un link per ricordare la campagna anti alcol.

«Nel primo semestre del 2003 - ricorda Giordano Biserni, presidente dell’Associazione amici della polizia stradale - bastò la campagna di stampa sull’introduzione della patente a punti a far calare gli incidenti, ancor prima che entrasse in vigore la legge». Sembra invece passato decisamente più inosservato il «codice etico» delle discoteche, annunciato venerdì dal governo, che prevedeva una campagna d’informazione tra i giovani e l’impegno a promuovere il metodo del «guidatore designato». Che in pratica significa individuare per ogni gruppo di avventori una persona che non beve e che poi si metterà al volante. In qualche locale, ad esempio al «Seven Apple», in Versilia, è stato sperimentato il braccialetto che contrassegna chi non berrà alcolici. Ma in molti divertimentifici si è visto ben poco. E purtroppo non sono mancati nemmeno gli incidenti, anche letali.

Un sondaggio empirico tra i mega-club della Bassa Bresciana in questo weekend restituisce un risultato sconsolante. «Codice etico? E che cos’è?», è il commento più frequente tra i ragazzi che escono dal QI di Rovato (eletto per tre anni di fila la miglior discoteca d’Italia) come dal Number One di Cortefranca, «25mila metri quadrati di ballo musica e allegria». Si viene anche da lontano per venire a ballare in questi capannoni pieni di luci, macinando chilometri e chilometri di strade piatte e monotone come il paesaggio della Bassa. Strade puntellate di croci e fiori. Qui, dicono i carabinieri, il tasso di «sballo» è elevatissimo, in otto su dieci esagerano con l’alcol o «calano» pasticche per esaltare l’effetto della musica. I militari, insieme con la stradale, fanno quel che possono. Sabato notte da queste parti una cinquantina di patenti sono uscite dalle tasche dei rispettivi titolari per non farvi più rientro: sequestro per guida in stato di ebbrezza.

«L’aumento dei controlli sulle strade è fondamentale - commenta Biserni - ma ci sono tre milioni di ragazzi che girano per discoteche ogni weekend. Le pattuglie non ce la possono fare, bisogna controllare anche all’interno e non può fare tutto lo Stato».

Davide Nicolò, famoso pr del Cocoricò di Riccione, invece pensa di sì: «Perché allo stadio ci sono medici e carabinieri e in discoteca no?». Il dibattito si riapre, ognuno dirà la sua. In attesa della prossima strage. E del prossimo protocollo d’intesa.

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