Stefano Zurlo
da Milano
Si sfiorano, signorano. Cesare Previti e Stefania Ariosto si trovano nella stessa aula del tribunale di Milano. Il copione, però, è diverso da quello visto in questi anni: la Ariosto non è più il teste Omega che ha messo nei guai avvocati influenti e magistrati potenti, ma unimputata di calunnia ai danni di Rosario Priore, il giudice istruttore del disastro di Ustica. Nei suoi torrenziali racconti, la signora aveva parlato di Priore come di un magistrato a libro paga di Previti, aveva evocato perfino presunti regali e puntate al casinò di Montecarlo. Tutto falso, dicono ora tutti i testimoni interpellati. Compreso il gioielliere romano Carlo Eleuteri.
«Non ho mai partecipato a cene a casa dellonorevole Previti - spiega Priore -, non sapevo nemmeno dove fosse la sua casa». Sorride il giudice che indagò sul sequestro Moro e sullattentato al Papa, poi tocca un argomento che gli deve sembrare lunare: «Non sono mai andato al casinò in vita mia. Fra laltro ero sotto scorta dalla fine degli anni Settanta, figurarsi se potevo passare inosservato in una sala da gioco».
La Ariosto, seduta al primo banco come gli studenti diligenti, ogni tanto alza la mano, vorrebbe intervenire, ruba la parola al suo avvocato, Aldo Bissi. Il Presidente la invita alla calma, tocca a Previti rievocare il suo incontro con la signora: «Ho avuto modo di conoscerla a Milano allinaugurazione del suo negozio in via Montenapoleone. Credo fosse l85. Ho cercato di soddisfare certe sue richieste di cortesia per via della sua conoscenza con lonorevole Giorgio Casoli».
Previti parla, lAriosto, sempre seduta a non più di un metro di distanza, ascolta. Gli sguardi non sincrociano mai. Il discorso cade, inevitabilmente, sul viaggio organizzato dalla Niaf in America nel 1988, per celebrare Bettino Craxi uomo dellanno. A quella trasferta parteciparono anche alcuni magistrati, fra cui Priore. «Ho curato - dice Previti - lorganizzazione logistica di quel viaggio e ho pagato per gli ospiti che mi erano stati indicati». Previti spiega anche perché gli fu affidato quellincarico: «Avevo un rapporto di amicizia con lamministratore del Psi Vincenzo Balzamo, con il giudice Renato Squillante» oggi coimputato «ma allora consulente del presidente della Repubblica, con Bettino Craxi, di cui ero amico personale». Ma chi fornì il denaro a Previti? Diciassette anni dopo non è ancora del tutto chiaro; di sicuro, la pattuglia in toga non mise mano al portafoglio. Chi pagò? La Niaf? Previti ha unidea: «Io presi i soldi dalla tesoreria del Psi e pagai le spese del gruppo di magistrati e avvocati che erano stati invitati perché ritenuti vicini al partito». E i magistrati sapevano che la mano generosa era quella del Psi? «Sapevano - replica Previti - di una certa simbiosi fra Niaf e Psi». Insomma, potremmo dire che non si torturavano ponendosi troppe domande.
«In quelloccasione - prosegue Previti - ho conosciuto Priore, poi non lho più visto fino a un ricevimento allambasciata americana, nel 97, quando erano già emersi elementi contro di me».
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