Pro Recco, l’Italia è piccola per noi Pallanuoto in fuga come rugby e hockey

Diceva un naturalista inglese che l'abitudine converte i piaceri sontuosi in noiose necessità quotidiane. Sarà per questo che i campioni dello sport cercano un'asticella sempre più alta da saltare, deve essere questo il motivo per cui la Pro Recco, regina della pallanuoto italiana, 13 scudetti su 14 dal 1959 al 1972, 6 titoli italiani consecutivi dal 2006, ha chiesto ed ottenuto di poter allargare l'orizzonte iscrivendosi alla durissima Lega Adriatica contro squadre serbe, croate e montenegrine, dove manderà la squadra più forte, quella che poi farà il viaggio in coppa Europa perduta quest’anno contro il Partizan Belgrado, tenendo il gruppo delle "speranze" nelle vasche dove si gioca un noioso campionato nazionale reso anemico dalla crisi economica.
Gabriele Volpi, l'uomo che ha costruito la sua ricchezza in Africa, tifosissimo del Recco del mitico Eraldo Pizzo che oggi è il suo ammiraglio in società, ha ascoltato i consigli del Caimano e dell'allenatore Porzio cercando un'asticella più alta a costo anche di pagare le spese di viaggio alle squadre della Lega Adriatica che verranno a giocare in Italia.
Ci si sente un po' stretti nella Penisola dei sospiri, fra leggi a tutela di vivai che non crescono mai abbastanza. Ci vuole un'asticella più alta come diceva il nobile milanese Alvise di Canossa che aveva portato la sua squadra di hockey su ghiaccio al massimo livello, ma era sempre prigioniera delle piccole liti fra valligiani un po' invidiosi. Ora Milano entrerà davvero, il prossimo anno, in un una lega professionistica europea e vedremo dove andranno i riflettori.
La stessa cosa, probabilmente, sta pensando Ferdinando Minucci, l'uomo che ha costruito la dinastia Mens Sana a Siena, cinque scudetti consecutivi, sei nel suo regno illuminato, puntando forte su giocatori che possano dargli qualcosa di più e di meglio di una semifinale europea. Vuole la coppa, aspettando che le sue avversarie, cominciando da Milano, rendano meno scontato il campionato che da cinque anni comincia sapendo già chi sarà il vincitore.
L'Europa, i grandi spazi, i migliori prodotti del vivaio italiano, i più bravi fra gli allenatori, hanno già scelto campi con asticelle più alte e se farete un sondaggio anche le grandi del calcio nazionale che poi fanno giustamente festa per lo scudetto, non sarebbero davvero sfavorevoli ad un torneo continentale.
L'Italia, tecnicamente, organizzativamente, sembra troppo stretta, anche la pallavolo ha giocatori e allenatori viaggianti, ha desiderio di tornei sempre più difficili, ma qui la federazione internazionale ha requisito il meglio per l'estate delle Nazionali.


La scelta della Pro Recco è logica come quella del rugby che ha mandato i migliori giocatori nelle due squadre (Treviso e Viadana) che rappresentano l'Italia nella Celtic League e molti dei suoi Azzurri negli squadroni dei gradi campionati come quello inglese o francese. Se vogliamo veder crescere i giocatori nati nelle nostre povere scuole, sarà meglio aprire i cancelli per andare a cercare asticelle che stanno sempre più in alto.

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