Con forbita ma inequivocabile prosa quirinalesca, Giorgio Napolitano ha esortato il Consiglio superiore della magistratura a rispettare una regola aurea non solo delle istituzioni ma della vita. Fate il vostro mestiere - questo in rozza sintesi il messaggio presidenziale ai togati - senza rivendicare poteri e ruoli che non vi spettano. La doccia gelata del capo dello Stato sè abbattuta sul Csm proprio nelle ore in cui i suoi componenti più accalorati meditavano una risoluzione che bollasse come incostituzionale la cosiddetta norma «blocca processi».
Come primo cittadino e come primo magistrato dItalia, Napolitano sè limitato, potrà osservare qualcuno, a ribadire delle ovvietà già enunciate in buona sostanza nella Magna Charta repubblicana. Vero. Ma è altrettanto vero che ci voleva la coerenza dun arbitro davvero imparziale, ci voleva il coraggio dun ex comunista che non si fa condizionare dal passato, per sfidare i girotondini, i professionisti dellantiberlusconismo viscerale, i guerriglieri per i quali Arcore delenda est. Questa coalizione scomposta ma vociante voleva accreditare lidea che il Cavaliere esorbitasse sempre dai suoi poteri appellandosi a quella quisquilia che è il voto popolare. Napolitano ha messo nero su bianco che il vizietto della tracimazione al di là degli argini costituzionali ha contagiato proprio il Csm. Cui non si deve negare la possibilità desprimere pareri sulle ricadute che i provvedimenti del governo o del Parlamento hanno per lattività dei giudici. Ma al vaglio di costituzionalità - parola di Napolitano - «nel nostro ordinamento sono legittimate altre istituzioni». Leggi Consulta.
Il Quirinale ha fatto chiarezza su un punto fondamentale del rapporto tra la politica e la giustizia, e poco importa che il Csm dedito a fughe di notizie insista nelle sue prevedibili critiche. Importa invece che sia emersa la pretestuosità duna polemica imperniata sul Cavaliere, unico vilain della giustizia italiana. Troppo accanimento, o troppo onore. La nostra giustizia era a pezzi prima che Berlusconi scendesse in campo, purtroppo lo sarà ancora quando Berlusconi se ne sarà andato. È malata nel profondo e il professor Sartori - tuttaltro che un estimatore del Cavaliere - lha riconosciuto.
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