Processi arretrati a quota 70mila e quasi tre anni per una sentenza

La moneta ha due facce. La prima. Se i giudici milanesi hanno a che fare con un numero di denunce e reati che non ha uguali in Italia, significa che forse i cittadini del capoluogo lombardo hanno «fiducia nel sistema della giustizia». La seconda. Che dati i 322 magistrati che esercitano la funzione nel Palazzaccio, la differenza tra i processi conclusi e quelli pendenti difficilmente raggiungerà mai lo zero. E in effetti, il quadro che emerge dalla relazione 2011 del presidente del Tribunale Livia Pomodoro è quello di una rincorsa in salita. Bastano due numeri per dare l’idea. Nel corso del 2010, i procedimenti penali in ingresso sono stati 14.683, il 7,1% in meno rispetto all’anno precedente. Eppure, i processi pendenti sono ancora 6.287. Peggio, decisamente, se si passa al civile. Il numero dei nuovi procedimenti, infatti, è cresciuto dell’1,74%, e per quanto gli arretrati si siano ridotti (- 1,2%), il volume delle pendenze resta impressionante: 62.400. Quanto ai tempi della giustizia, se nel penale nel 90% dei casi i processi si esauriscono entro un anno dall’avvio, nel civile la media è molto più alta: per arrivare a una sentenza ci vogliono 998 giorni (circa 2,7 anni). Molto meglio (si scende a meno di un anno) per materie particolarmente delicate come quella della famiglia e delle tutele. «In sintesi - è la lettura del presidente Pomodoro - il Tribunale mostra performance accettabili per quanto riguarda i procedimenti penali», ma ancora non è stato ridotto «in maniera significativa lo stock di arretrato, per affrontare il quale sono necessarie risorse e mezzi ancora non disponibili».
Di certo, dal suo insedimanto Livia Pomodoro ha cercato di dare una sferzata al pachiderma di corso di Porta Vittoria, promuovendo progetti per fare entrare il Tribunale nel terzo millennio. Da una nuova struttura organizzativa allo snellimento delle procedure di lavoro, dal potenziamento della capacità di gestione dei servizi ai progetti - primi in Italia - di informatizzazione dei servizi civili e penali. Quest’ultima, in particolare, si è dimostrata un’iniziativa di successo: grazie ai decreti ingiuntivi telematici, ad esempio, i cittadini e le imprese possono contare su un risparmio (in termini di minori oneri passivi) compreso tra gli 8 e i 18 milioni di euro. O ancora, attraverso le notifiche telematiche on-line (con cui una comunicazione arriva nel giro di pochi istanti) il tempo risparmiato dalle cancellerie è stato di 12mila ore di lavoro.
Ma sembra la rincorsa tra la lepre e la tartaruga. Il fatto è che negli uffici giudiziari di Milano piovono tante denunce come non accade in nessun altra provincia d’Italia. Qualche esempio. Milano è la città con più reati di tutto il Paese: sono stati 280mila (rilevazione Istat del 2008), contro i 236mila di Roma, 154mila di Torino, 141mila di Napoli.

Ancora, è a Milano il maggior numero di omicidi colposi causati da incidenti stradali (103). Infine, è qui il più alto numero di furti di auto in sosta (31.492). Sembrano tanti? Peggio. Sono di più che in tutto il Lazio e la Campania messe insieme.

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