Cronache

Al via il processo a Bianchini. Lui: "Sono innocente". Il Campidoglio parte civile

Processo a porte chiuse per Luca Bianchini, accusato di tre violenze sessuali compiute tra aprile e luglio scorso a Roma. Il Comune di Roma si è costituito parte civile. L'imputato: «Combattiamo per ristabilire la verità, perché io non ho stuprato nessuno»

È iniziato il processo a Luca Bianchini, il presunto stupratore seriale accusato di tre violenze sessuali compiute tra aprile e luglio scorso a Roma. Il procedimento si svolgerà a porte chiuse. Lo ha deciso il presidente della VII Sezione del Tribunale penale, Scivicco accogliendo la richiesta in tal senso formulata dall'avvocato Teresa Manente che tutela gli interessi di due delle ragazze presunte vittime di violenza. «Il processo si svolge fin da ora a porte chiuse - ha detto il presidente Scivicco - tenuto conto che diversamente non si ravvisano esigenze di rilevanza sociale e che vanno salvaguardati gli interessi e la vita privata delle parti offese e non solo di esse». Il presidente ha fatto quindi allontanare dall'aula i giornalisti che numerosi seguivano l'udienza. Il difensore di Luca Bianchini, l'avvocato Bruno Andreozzi, si era detto d'accordo al dibattimento a porte chiuse limitatamente al momento in cui fossero state chiamate a testimoniare le parti offese ma aveva sostenuto l'esigenza «della pubblicità del dibattimento».
Il Comune di Roma sarà parte civile: la settima sezione del Tribunale penale di Roma, ha ammesso la richiesta del legale dell'amministrazione capitolina, ammettendo anche le tre parti civili in rappresentanza delle presunte vittime delle violenze. In aula, oggi c'era anche una delle tre donne vittime dei presunti abusi, seduta accanto al suo legale, una fila dietro al banco occupato da Bianchini. Si tratta della ragazza aggredita il 3 luglio scorso in via Sommer, ultimo episodio contestato a Bianchini in questo processo, che si è trovata faccia a faccia con il suo presunto aguzzino. La prossima udienza è stata fissata a dopodomani: il Tribunale dovrà sciogliere la riserva su alcuni istanze avanzate dall'avvocato Bruno Andreozzi, difensore di Bianchini. «Ho chiesto la possibilità di poter effettuare un sopralluogo nei tre garage dove sarebbero avvenute le aggressioni - ha detto l'avvocato Andreozzi, nonché di tracciare, tramite due gestori di telefonia mobile, i due cellulari del mio assistito nei giorni e nelle ore in cui gli vengono addebitate le violenze».
Su queste due istanze il tribunale si pronuncerà durante la prossima udienza. Analoga riserva scioglierà sulla ammissibilità di alcuni testimoni tra cui il questore di Roma Caruso. Tra quelli chiesti dalla difesa e quelli chiesti dall'accusa la lista testi è di 80 persone. In particolare la difesa di Bianchini si è opposta alla testimonianza di una donna, vittima di un tentativo di stupro addebitato a Bianchini, legata e imobilizzata con lo scotch. Sul nastro adesivo venne trovata l'unica impronta papillare attribuita a Bianchini. Il processo, anche per i termini della misura cautelare - Bianchini è in carcere dal luglio scorso - secondo le intenzioni del Tribunale, che farà il calendario la prossima udienza - dovrebbe concludersi entro il prossimo mese di maggio.
Visibilmente dimagrito rispetto alle foto diffuse all'epoca del suo arresto, Bianchini è comparso in aula intorno alle 10 e ha preso posto sul banco degli imputati tra l'avvocato Bruno Andreozzi e il legale amico Giorgio Olmi.

«Combattiamo per ristabilire la verità - questa la frase che ha affidato ai suoi legali - e dimostrare la mia innocenza perché io non ho stuprato nessuno».

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