Processo alla farmacia Juve: Guariniello attacca Giraudo

Non ieri, come sembrava. Ma il 14 dicembre: sarà quello il giorno in cui Gustavo Witzel, presidente della terza sezione della Corte d’Appello di Torino, emetterà la sentenza di secondo grado nel processo per abuso e somministrazione di farmaci che vede imputati Antonio Giraudo e Riccardo Agricola, rispettivamente amministratore delegato e responsabile dello staff medico della Juventus. Sia la difesa che l’accusa hanno infatti prodotto delle memorie scritte che il giudice ha preferito leggere nei prossimi giorni piuttosto che chiudersi in Camera di Consiglio nel tardo pomeriggio di ieri. Risultato: tra un paio di settimane ci sarà ancora spazio per le contro-repliche della difesa e quindi, nel primo pomeriggio, l’attesa sentenza. In primo grado, Agricola è stato condannato a un anno e dieci mesi (la richiesta era stata di tre anni e due mesi), Giraudo assolto (il Pm aveva proposto due anni di carcere e una multa di 3800 euro) con varie motivazioni.
Ieri, intorno all’ora di pranzo, nell’aula 50 del Palazzo di Giustizia di Torino, si è assistito all’ultimo show del pubblico ministero Raffaele Guariniello. Cose già dette e sentite, ma questa volta con un tono a metà tra l’aggressivo e lo scenico. Lo stesso avvocato Trofino, avvocato di Giraudo, è apparso all’uscita dall’aula colpito dalla veemenza usata da Guariniello dichiarandosi «sorpreso e contrariato. Ma le sue sono solo illazioni, già travolte dalla sentenza di primo grado». Il cavallo di battaglia di Guariniello è stato il solito: «Alla Juventus la somministrazione di farmaci ai giocatori era il frutto di una politica aziendale.

Non si trattava di una somministrazione sporadica, ma della creazione di una vera e propria farmacia al servizio degli atleti, un sistema organizzato per trattare una quantità esorbitante di medicinali, di cui alcuni pericolosi o vietati dalle norme antidoping. La logica ci dice che Giraudo ne è il responsabile: non poteva non sapere: se è stato giusto condannare Agricola in primo grado, è ancora più giusto condannare Giraudo». \

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